Argentina: solidarietà di vescovi e “curas villeros” alla vicepresidente Kirchner dopo l’attentato subito. “Non è fenomeno isolato, contesto di crescente scontro”

Il presidente della Conferenza episcopale argentina, mons. Oscar Vicente Ojea, ha chiesto agli amici più stretti della vicepresidente Cristina Fernández de Kirchner, di esprimere la solidarietà della Chiesa di fronte all’attentato di cui è stata vittima nella tarda serata di giovedì, e ha espresso il suo impegno a fervente preghiera perché conservi la pace e l’armonia nel Paese.
I vescovi argentini si sono espressi così dopo il grave fatto, che secondo le autorità solo grazie a una singolare casualità, il mancato funzionamento della pistola carica, non avrebbe provocato la morte della vicepresidente.
Il vescovo di Quilmes, mons. Carlos José Tissera, insieme al Dipartimento di Giustizia e pace e alla Vicaria della solidarietà, si sono detti “colpiti” per quanto accaduto nel quartiere Recoleta di Buenos Aires e hanno espresso il loro “più fermo ripudio dell’attacco contro la vicepresidente della Nazione, Cristina Fernández de Kirchner”, prosegue la nota: “Ci auguriamo vivamente che questo triste episodio venga chiarito con pronta giustizia. Chiediamo che cessi l’incitamento all’odio e che la nostra democrazia sia costruita con nobili dibattiti che nobilitano la vita sociale e politica del nostro Paese”.
Solidarietà alla Kirchner anche dall’équipe dei sacerdoti delle “villas” di Buenos Aires e dei quartieri popolari, i cosiddetti “curas villeros”, come si legge in una nota firmata dal vicario episcopale per la pastorale delle Villas, il vescovo ausiliare Gustavo Carrara, e da numerosi sacerdoti, tra i quali padre Pepe di Paola, padre Federico Ortega, padre Lorenzo De Vedia. “Sarebbe un errore – si legge nel comunicato – interpretare l’attentato come un fenomeno isolato. C’è, invece, un contesto di crescente scontro, polarizzazione, intransigenza, surriscaldamento sociale e tensione, che si esprimono attraverso un’aggressività senza pudore nelle reti sociali e nei mass media, che arriva fino a incidere sulle azioni dei tre poteri dello Stato”. Aggiungono i sacerdoti: “Preghiamo Dio che non cresca la violenza nel nostro Paese nelle sue diverse forme”.

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