Cuba: continua a bruciare a Matanzas il deposito di petrolio. Mons. Aranguren (presidente vescovi), “vicinanza e preghiera per chi soffre”

(Foto: ANSA/SIR)

È grave il bilancio del devastante incendio che venerdì sera si è sviluppato a Matanzas, lungo la costa settentrionale di Cuba, circa cento chilometri a est della capitale L’Avana. Un fulmine ha colpito un enorme deposito di petrolio e finora l’incendio è apparso indomabile. Il bilancio provvisorio sarebbe di un morto, 17 vigili del fuoco dispersi, oltre 120 feriti, circa duemila persone evacuate. Tra i feriti, anche il ministro dell’Energia Livan Arronte. In tutto il deposito conservava cinquanta milioni di litri di greggio.
Il presidente, Miguel Díaz-Canel, ha ringraziato i governi di Venezuela, Russia, Nicaragua, Argentina e Cile, che “hanno prontamente offerto aiuti”. Anche dal Messico è giunta una squadra di pronto intervento. Il presidente ha aggiunto di aver “apprezzato anche l’offerta di consigli tecnici proveniente dagli Stati Uniti”.
Sulla catastrofe, ieri, ha emesso una breve nota il presidente della Conferenza dei vescovi cattolici di Cuba (Cocc), mons. Emilio Aranguren, vescovo di Holguin. Partendo dalla celebre espressione posta all’inizio della costituzione conciliare Gaudium et Spes (“Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo”), il vescovo afferma che “questo insegnamento conciliare mantiene, nei giorni che stiamo vivendo, una straordinaria validità. Oggi, in modo particolare, per coloro che soffrono a causa dell’incendio nella base petrolifera di Matanzas”. Prosegue la nota della Cocc: “Preghiamo con fiducia in Dio e facciamolo per coloro che, in vari modi, stanno soffrendo”.

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