Papa Francesco: ai giovani del Molise, “Cristo vive, vale anche per i ragazzi dell’epoca di Internet”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Adesso, guardando voi, pensavo ai giovani di quei popoli indigeni. Così diversi da voi, eppure così simili, anzi direi di più: così uguali. Uguali nel senso dell’umanità, di ciò che qualifica il nostro essere umani, cioè la relazione con Dio, con gli altri, con il creato e con sé stessi nella libertà, nella gratuità, nel dono di sé”. Ricevendo oggi in udienza i giovani molisani che partecipano all’”Alpha camp”, il Papa ha rievocato l’’incontro della settimana scorsa, in Canada, con le popolazioni indigene, “i cui antenati abitavano quelle terre prima della colonizzazione. Loro sono custodi di valori e tradizioni ancestrali, ma vivono in un Paese molto moderno, molto secolarizzato”. Nel cuore dei giovani di ogni latitudine, ha spiegato Francesco, alberga una “incompiutezza”, cioè “un desiderio di pienezza, pienezza di vita, di gioia, di significato”. “Gesù Cristo è questa pienezza”, ha assicurato il Papa: “Cristo vive”, ha esclamato citando la sua omonima lettera indirizzata ai giovani, “Christus vivit”: “Egli è la nostra speranza e la più bella giovinezza di questo mondo. Tutto ciò che lui tocca diventa giovane, diventa nuovo, si riempie di vita. Lui vive e ti vuole vivo! Lui è in te, lui è con te e non se ne va mai. Per quanto tu ti possa allontanare, accanto a te c’è il Risorto, che ti chiama e ti aspetta per ricominciare. Quando ti senti vecchio per la tristezza, i rancori, le paure, i dubbi o i fallimenti, lui sarà lì per ridarti la forza e la speranza”. “Questo valeva per Andrea e Giovanni, per Simone e Giacomo, che diventarono discepoli e apostoli di Gesù”, ha sottolineato Francesco: “Questo vale per me, che ho sentito la chiamata un certo giorno quando avevo diciassette anni. E questo vale per te, per te, per te, ragazzi e ragazze dell’epoca di internet”.

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