Diocesi: don Maffeis (arcivescovo eletto Perugia-Città della Pieve), “lascio comunità animate da un tessuto di relazioni vere e profonde”

“I motivi di gratitudine sono tanti. Per primo nomino di don Marco Saiani, uomo umile, attento, buono e generoso chiamato ad essere parroco delle nostre sei comunità dell’Ausiliatrice con padre Paolo Moser come vicario. Essi rendono più sereno e libero anche il distacco, a conferma che siamo servi inutili. Ringrazio i miei predecessori, preti e diaconi. Il vescovo non ha detto la cosa più importante: sono un pover’uomo. Chiedo perdono a quanti possono aver ferito con i miei ritardi con le mie mancanze di pazienza e di carità. Di questi 22 mesi non pretendo di fare bilanci, anche perché la Chiesa non è un’azienda ma vive di incontri, di porte aperte, condivisione di progetti, gioie, sofferenze e lutti. Condivisione che aiuta relativizzare i tanti traguardi effimeri e radicarsi nell’essenziale”. Lo ha detto oggi don Ivan Maffeis, arcivescovo eletto di Perugia-Città della Pieve, salutando a Rovereto 8diocesi di Trento) le comunità di cui era parroco da soli 22 mesi.
“Parto – ha aggiunto don Ivan – portando un tesoro autentico che non si corrompe: questa città, includendovi anche Noriglio, Terragnolo, Trambileno, Vanza, Pozzacchio. Mi avete voluto bene con generosità e con affetto concreto. Lascio comunità che in questo tempo frammentato e confuso sono animate da un tessuto di relazioni vere e profonde ed entrare in questo tessuto è stato un onore che mi ha fatto toccare con mano la Provvidenza del Signore che si esprime in persone buone e disponibili, in famiglie animate da passione, cura e premura per ammalati e anziani. Nelle case ho incontrato ferite e sofferenze, spesso più profonde nei sani che nei malati ma anche un vivo desiderio di dare significato all’esistenza, ma insieme. Ho incontrato gente che prega e vive il Vangelo con umiltà, testimonianza del fatto che c’è più gioia nel dare che nel ricevere. Ho incontrato vecchie e nuove povertà, a partire dal disagio psichico, sostenute da una rete di prossimità e carità che opera per lo più in silenzio. In quante persone e realtà di volontariato ho respirato il profumo della gratuità e del servizio, l’attenzione al bene comune e la disponibilità a cercarlo insieme”. In questa direzione “si muovono anche le associazioni con il loro qualificato contribuito culturale e l’apertura internazionale. Un pensiero riconoscente ai responsabili delle tre amministrazioni comunali, giunte e consiglieri, uomini e donne delle istituzioni. Parto sereno per una missione della quale non mi sento degno ma che abbraccio con fiducia, confidando nella vostra preghiera e nella vostra fiducia”. E ha concluso: “Al Signore, unico buon pastore, ci affidiamo sicuri che la sua grazia e la misericordia e pace non verranno mai meno e l’Ausiliatrice non mancherà di intercedere per ciascuno di noi, per la comunità cristiana come per l’intera città dell’uomo, la nostra città. Grazie a ciascuno di voi. Spero che Perugia sia un po’ più sobria, altrimenti dovrò andarci con il cardiologo”.

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