Papa in Canada: a Iqaluit, “anche qui desidero chiedere perdono”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Anche oggi, anche qui, vorrei dirvi che sono molto addolorato e desidero chiedere perdono per il male commesso da non pochi cattolici che hanno contribuito alle politiche di assimilazione culturale e di affrancamento in quel sistema educativo distorto”. Anche nel suo ultimo giorno di viaggio, incontrando i giovani e gli anziani a Iqaluit, a 300 chilometri dal Circolo Polare Artico, il Papa ha chiesto perdono per gli abusi nelle scuole residenziali, una delle quali – oggi scuola elementare Nakasuk – visitata in forma privata, incontrando e ascoltando le storie di alcuni ex alunni. “Mi è tornata alla mente la testimonianza di un anziano, il quale descriveva la bellezza del clima che regnava nelle famiglie indigene prima dell’avvento del sistema delle scuole residenziali”, le parole di Francesco: “Paragonava quella stagione, in cui nonni, genitori e figli stavano armoniosamente insieme, alla primavera, quando gli uccellini cantano felici attorno alla mamma. Ma all’improvviso – diceva – il canto si è fermato: le famiglie sono state disgregate, i piccoli portati via, lontani dal loro ambiente; su tutto è calato l’inverno”. Il Papa ha poi citato le “assimilazioni forzate, quando i figli sono stati separati dai genitori e il proprio Paese è stato avvertito come pericoloso ed estraneo” e ha espresso ancora una volta “dolore e scandalo”. “Quanto male nello spezzare i legami tra genitori e figli, nel ferire gli affetti più cari, nel danneggiare e scandalizzare i piccoli!”, il “mea culpa” di Francesco: “Siamo qui con la volontà di percorrere insieme un tragitto di guarigione e di riconciliazione che, con l’aiuto del Creatore, ci aiuti a fare luce sull’accaduto e a superare quel passato oscuro”.

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