Ecumenismo: Dotti (monaco Bose), “l’esperienza del Pellegrinaggio di Giustizia e Pace decisiva per la corsa della Parola di Dio nella storia”

(Foto: Laura Caffagnini)

Il monaco di Bose Guido Dotti, membro cattolico del Gruppo di studio teologico del Pellegrinaggio di Giustizia e Pace del Consiglio ecumenico delle Chiese, intervenendo alla 58ª Sessione di formazione ecumenica promossa dal Sae ad Assisi, ha parlato proprio del “Pellegrinaggio di Giustizia e Pace”. Per Dotti far parte del Gruppo di studio teologico è un’esperienza arricchente: “Vedere una vitalità ecumenica in una generazione successiva alla mia è di grande conforto e sostegno alla mia fede a al mio cammino ecumenico”. Così come sono arricchenti e trasformative le esperienze delle visite: “Nel Pellegrinaggio abbiamo vissuto il vivere insieme in numeri ridotti rispetto all’Assemblea – si raggiunge il numero di circa un centinaio di persone – però ci siamo riconosciuti in comunione profonda con l’altro estremamente diverso da noi in una ricerca di complementarietà. La ricaduta nella nostra vita di fede e nel nostro inserimento nelle Chiese di appartenenza è stata molto forte ed è profondamente cambiato lo sguardo sui mondi e sulle Chiese attraversate”.
Il gruppo teologico è arricchito da tre presenze non cristiane: un induista degli Stati Uniti, un ebreo sempre degli Stati Uniti e un musulmano della Bosnia che offrono la loro lettura delle realtà. Dotti ha aggiunto: “Il nostro approccio in ogni visita è percorrere tre vie: la via positiva che celebra i doni che quelle Chiese offrono alle Chiese e al mondo; la via negativa che è visitare le ferite delle guerre, della violenza, dell’ingiustizia, dell’abuso; la via trasformativa per trasformare le ingiustizie: porre gesti di advocacy, riportare al Cec i bisogni delle chiese. Percorrendo questo approccio abbiamo visto che le problematiche che abbiamo conosciuto si portavano raccogliere attorno a quattro grandi snodi. Il primo è il binomio verità e trauma: rileggere le vie dell’ingiustizia e cercare di fare verità guarisce i traumi, mentre negare la verità aumenta o crea nuovi traumi. Il secondo è attorno alla terra e allo straniamento: l’abbandono della terra per disastri climatici o per l’azione umana. Gli altri due sono la giustizia di genere e la giustizia razziale. Grazie a queste visite abbiamo pensato di dare alle chiese una serie di strumenti di riflessione a partire da quello che avevamo visto e come tentativo di restituire quanto avevamo ricevuto dalla visita: studi biblici sulle tematiche dell’emigrazione, della giustizia, della pace e volumi collettivi sulla spiritualità trasformativa, sul senso del camminare insieme, sul razzismo e sui discorsi di odio”.
Il monaco ha espresso la convinzione che “per le nostre Chiese l’esperienza del Pellegrinaggio è qualcosa di decisivo per la corsa della Parola di Dio nella storia prima ancora che per il cammino ecumenico. Quello che viene alimentato è l’annuncio del Vangelo. I luoghi che abbiamo visitato hanno conosciuto il colonialismo cristiano. Vedere come queste Chiese abbiano saputo con enorme sofferenza distinguere tra il Vangelo che è stato portato loro e cosa ha fatto chi gliel’ha portato è stato per me estremamente importante”.

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