Consumo di suolo: Rota (Fai Cisl), “impossibile affrontare la crisi ambientale e quella alimentare con questo trend”

(Foto: Fai Cisl)

“Con il valore più alto degli ultimi dieci anni, una media di 19 ettari al giorno, e una velocità che supera i 2 metri quadrati al secondo, il consumo di suolo torna a crescere e in un solo anno ha raggiunto quasi i 70 km quadrati di nuove coperture artificiali: impossibile affrontare la crisi ambientale e quella alimentare con questo trend”. Lo afferma il segretario generale della Fai Cisl, Onofrio Rota, commentando i dati forniti oggi dall’Ispra in occasione della presentazione del Rapporto 2022 sul consumo di suolo, curato da Snpa-Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente.
“Come denunciamo da tempo con la nostra campagna ‘Non c’è cibo senza terra’ – afferma il sindacalista –, occorre mettere fine alla cementificazione selvaggia e alla predazione del suolo agricolo. La perdita di aree verdi e biodiversità comporta un danno economico stimato dal nuovo Rapporto in quasi 8 miliardi di euro l’anno: costa decisamente meno fare prevenzione, investendo sul lavoro delle tute verdi, cioè delle lavoratrici e dei lavoratori dell’agroalimentare, dei consorzi di bonifica, della forestazione, creando nuove opportunità occupazionali e di contrasto alla siccità e al dissesto idrogeologico”.
I dati aggiornati sul consumo di suolo, secondo Rota, “oltre a metterci in guardia sull’impatto ambientale ci dicono tra le righe anche un’altra cosa fondamentale: davanti alla tragedia in corso in Ucraina, nel cuore d’Europa, mentre prende forma una nuova geopolitica del cibo, oltre che energetica, dobbiamo essere meno dipendenti dall’estero, ma allora bisogna invertire la rotta. Come pretendiamo di incrementare le nostre produzioni agroalimentari, in qualità e soprattutto quantità, se continuiamo a mangiare suolo agricolo con nuovo cemento e pannelli solari? Oggi le parole d’ordine per affrontare la transizione ecologica devono essere: rigenerare, recuperare, riciclare, riqualificare, riconvertire. Rigenerare i tessuti urbani e sociali, recuperare il patrimonio esistente, riciclare gli scarti, riqualificare il capitale umano, riconvertire le produzioni. Invece, mentre diminuisce la popolazione, assistiamo all’aumento degli edifici, delle costruzioni in aree a pericolosità idrogeologica elevata e di nuovi impianti fotovoltaici installati a terra”.
“Non è così – conclude il leader della Fai Cisl – che possiamo governare le sfide della sostenibilità e della sicurezza alimentare: il Parlamento e il prossimo Governo, a prescindere dagli orientamenti e dai partiti che ne faranno parte, dovranno farsi carico di cambiare strada con nuove regole e con risorse aggiuntive a quelle del Pnrr nell’interesse del Paese e dell’ambiente”.

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