Aborto: Gambino (Scienza e Vita,) “trovare controproposte che mettano in luce le contraddizioni che ci sono nella 194”

“Comprendere e approfondire” la sentenza Dobbs della Corte Suprema Usa, in tema di “diritto all’aborto”, del 24 giugno scorso “lontano dal bailamme del politically correct”: è quanto si è proposto il seminario promosso dal network di associazioni della Pubblica Agenda “Ditelo sui tetti (Mt 10,27)” con il Centro Studi Livatino e l’Unione Giuristi Cattolici Italiani (Unione romana) svoltosi a Roma il 13 luglio. A introdurre i lavori è stato Alfredo Mantovano, consigliere di Cassazione e vicepresidente del Centro Studi Livatino per il quale “il clamore che ha accompagnato la pronuncia della Corte Suprema del 24 giugno scorso di per sé non si giustifica, perché si inserisce in un rapporto fisiologico proprio dell’ordinamento statunitense, che peraltro perdura da oltre due secoli, fra Corte Suprema, singoli Stati federati e lo Stato federale”. “Non abbiamo timore nel condividere un sincero malumore per la superficialità e la strumentalità con cui è stata accompagnata la sentenza Dobbs – ha rimarcato dal canto suo il moderatore Domenico Menorello dell’Agenda “sui tetti” – e intendiamo occuparci con la massima serietà proprio delle essenziali questioni sociali che questo fatto propone sia in tema di aborto che di rapporto fra Giudici e Legislatori, coscienti che con ciò teniamo desta non solo la nostra libertà, ma lo stesso tessuto democratico in Italia”.

A descrivere i contenuti della pronuncia americana è stata Giovanna Razzano, ordinaria di diritto pubblico all’Università La Sapienza, che ha notato come, “significativamente, per la prima volta nella storia una sentenza sia stata trafugata e anticipata prima della sua pubblicazione, provocando l’attivazione di una critica serrata alla stessa, senza nemmeno conoscerne il testo ufficiale”. Entrando, poi, nel merito della stessa, la docente ha spiegato che, “per comprendere il senso della pronuncia del 24 giugno 2022 della Corte Suprema Usa, è necessario tenere presente la nota precedente sentenza del 1973 in Roe v. Wade (410 U. S. 113, 1973), con la quale era stato riconosciuto il diritto di interruzione della gravidanza anche in assenza di problemi di salute per la gestante, per il feto e per ogni altra circostanza non riconducibile alla libera scelta della donna”. Per Razzano la sentenza del 24 giugno 2022 “rappresenta uno stop al creativismo giudiziale, ridando centralità alla rappresentanza popolare, perché i giudici hanno riconosciuto di non essere legislatori, ritenendo che il potere di disciplinare l’aborto dovesse tornare al popolo tramite i suoi rappresentanti: che vi sia una prospettiva di civiltà dipende ora dai singoli Stati”.

Al seminario è intervenuto anche Alberto Gambino, prorettore dell’Università Europea e presidente di Scienza e Vita, che ha ricordato che “a partire dal momento più drammatico, da quando, cioè, una donna si trova davanti alla scelta fra abortire o non abortire. Negli Usa degli anni ’70 attorno a questa circostanza era stata individuata una sorta di zona franca per la donna, sostenuta dai principi della normativa privacy, da cui è stata derivata la sentenza del 1973. Si è fatto strada un diritto di libertà con un’accezione così ampia da ricomprendere al proprio interno persino l’eliminazione di un altro essere umano”. Di fronte alla domanda “se ci sia un diritto a chiedere l’interruzione di gravidanza allo Stato”, il Presidente di Scienza e Vita ha risposto che “non esiste un diritto costituzionale di questo tipo. Esso da alcuni viene ricavato dal diritto costituzionale alla salute, ma in questo caso si trascura che l’art. 32 della nostra Carta fondamentale ha tanto una accezione individuale, quanto una collettiva di tale diritto ma si fa prevalere sempre di più quella individuale. Una simile operazione culturale e interpretativa conduce a dover riconoscere che la società del benessere finisce per ‘reificare soggetti’, quali il nascituro, che invece non possono essere considerati quali semplici res. Di più: non possiamo non notare che in tutte le questioni che hanno a tema la vita, quali le problematiche dell’inizio vita come quelle egualmente di attualità del fine-vita, appare un filo comune, una matrice antropologica unificante, rappresentata dal considerare soggetti umani quali oggetti nella disponibilità di altri, dunque rappresentata della ‘reificazione’ di soggetti deboli. Dobbiamo svelare con la forza della ragione questa premessa irragionevole”.

Per Gambino occorre “trovare controproposte che mettano in luce le contraddizioni che ci sono nella 194 e prospettino un diverso contemperamento fra le due posizioni soggettive. Una controproposta può essere il riconoscimento legislativo di adottare alla nascita, consentendo a dei genitori adottivi di subentrare già al momento del parto a genitori biologici che rifiutino il figlio, mantenendo l’impianto proprio dell’adozione. Comunque, -ha concluso – anche alla luce delle evidenze scientifiche sulla vita prenatale è divenuto ormai necessario un nuovo bilanciamento fra embrione e donna, atteso che è la stessa prospettiva costituzionale correttamente assunta che ci deve indurre a ragionare in modo nuovo, parificando le persone che vengono in rilievo”. Prossimi appuntamenti della Pubblica Agenda “Ditelo sui tetti (Mt 10,27)” saranno il 9 e il 10 agosto a Lacedonia (AV) e il 22 agosto 2022 alle ore 18 al Meeting di Rimini.

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