Cammino sinodale: Faenza, ascoltate oltre 2.300 persone, coinvolte 36 parrocchie. Mons. Toso, “chiamati ad uno stile relazionale”

(Foto: diocesi di Faenza-Modigliana)

La Chiesa di Faenza-Modigliana ha partecipato con entusiasmo e impegno al cammino sinodale italiano e universale chiesto da Papa Francesco. La risposta del territorio è stata sorprendente sia per quantità e soprattutto per qualità. È quanto si legge in una nota diffusa oggi. Sono state ascoltate più di 2.300 persone di ogni età, genere, condizione sociale e ambito di vita. Nei mesi da gennaio ad aprile si sono formati più di 100 gruppi sinodali. In tal modo sono raccolte le narrazioni dei malati e degli operatori sanitari, dei credenti di altre religioni, degli artisti e dei musicisti, degli scrittori e dei giornalisti, delle persone che hanno affrontato la tossicodipendenza, dei non credenti, degli universitari e dei giovani, delle persone con disabilità, degli insegnanti della scuola statale e paritaria cattolica, degli operai e dei disoccupati, degli imprenditori e dei cooperatori, dei politici e dei rionali, dei bambini e degli anziani, dei fidanzati e delle famiglie, degli adolescenti e dei loro genitori, dei presbiteri e dei diaconi, delle religiose, dei seminaristi, dei catechisti e dei volontari, dei divorziati e dei single, degli sportivi e dei migranti, dei poveri, dei movimenti, gruppi e associazioni, di tante parrocchie e zone del nostro territorio.
In totale le sintesi arrivate sono state 110, frutto del percorso realizzato dai 2.335 partecipanti (1.133 uomini, 1.202 donne, con una media d’età di 45 anni). Ogni gruppo ha organizzato in media 2,5 incontri. Complessivamente sono state coinvolte 36 parrocchie, 44 ambienti di vita e 30 organismi diocesani. Le sintesi realizzate non sono semplici verbali, ma sono frutto di un cammino sul territorio, a contatto con le persone concrete, e della condivisione di esperienze a partire dalla domanda fondamentale.
“Annunciarlo e celebrarlo con stile relazionale”, l’esortazione del vescovo Mario Toso, secondo il quale la Chiesa è “chiamata ad avere uno stile relazionale”. “La nostra Chiesa – ha detto domenica 5 giugno, solennità di Pentecoste, in cattedrale – deve riscoprire il suo volto materno, paterno, fraterno: deve riuscire a comunicare con ogni uomo e donna che vive sul nostro territorio in questo nostro tempo particolare”.

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