78° bombardamento Montecassino: dom Ogliari (abate), “qualsiasi guerra è sempre una sconfitta per tutti”

(Foto: Roberto Mastronardi)

“Qualsiasi guerra, anche quando uno dei due contendenti si aggiudica la vittoria, è sempre una sconfitta per tutti, innanzitutto per la perdita di vite umane causata, e poi perché genera sfiducia nella reale capacità dell’essere umano di trasformare questa ‘aiuola che ci fa tanto feroci’ (Par. XXII,151) in un luogo di convivenza pacifica e di fratellanza universale”. Lo ha affermato questa mattina l’abate di Montecassino, dom Donato Ogliari, abate di Montecassino, nel 77° anniversario del bombardamento, che distrusse l’abbazia.
“È stato calcolato che da quando gli avvenimenti storici succedutisi lungo i secoli hanno cominciato ad essere documentati e registrati, nel mondo vi sono stati solamente 29 anni senza guerra”, ha osservato l’abate, sottolineando che “la stessa parola greca ‘eirene’, pace, ha il significato primario di intervallo/pausa, all’interno di quella che rappresenterebbe, invece, la condizione umana normale, e cioè la guerra. Dal canto suo, anche il termine latino pax, pur avendo un significato più positivo, in quanto suggerisce l’idea di un patto/accordo tra le parti belligeranti, lascia intendere che la guerra sia qualcosa di inevitabile, che ci accompagna sempre”. “Da un lato non ci è difficile sottoscrivere questa convinzione. Basta guardarsi attorno”, ha proseguito dom Ogliari, evidenziando che “nonostante le buone intenzioni e una maturata sensibilità nei confronti della pace, il mondo è ancora sfregiato da violenze e guerre di ogni genere. E speriamo che i venti di guerra che soffiano non lontano da noi non ne producano una di nuova!”.
L’abate ha poi rilevato che “per noi cristiani ogni forma di violenza – non importa se piccola o grande – è sempre detestabile, e va contrastata con un impegno concreto per la pace che si verifica, in primo luogo, nell’assumere uno stile di vita quotidiano non-violento, radicato nell’amore cristiano”. Dopo aver richiamato l’“esempio sublime” di “eroismo” di tanti perseguitati, l’abate ha ammonito: “Ciascuno di noi, nel proprio ambito, è chiamato ad essere un artigiano di pace e a testimoniare la potenza non-violenta dell’amore anche in mezzo alle avversità. Ma perché ciò avvenga occorre che ci purifichiamo da quelle sacche di violenza che, talora senza che ce ne avvediamo, sono presenti nel nostro cuore, nella nostra mente, nelle nostre parole e nelle nostre azioni”. “Occorre che vigiliamo attentamente sul nostro cuore e sulla nostra mente”, l’esortazione dell’abate secondo il quale “il modo migliore per ‘fare memoria’ delle atrocità della guerra affinché ci siano di monito e non si ripetano più, è proprio quello di impegnarci noi per primi ad evitare che nella nostra quotidianità si insinuino parole o atteggiamenti violenti e bellicosi”. “Interceda per noi S. Benedetto, uomo di pace”, ha concluso.

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