Asia: messaggio finale della Fabc, “sentiamo il grido di aiuto e giustizia” che sale dai popoli del continente. “Insieme lavoriamo per un’Asia migliore”

(Foto Fabc)

“Crediamo che la pace e la riconciliazione siano l’unica via da seguire”. “Ispirandosi al Vangelo e ai recenti insegnamenti di Papa Francesco”, anche le Chiese in Asia si impegnano a “raggiungere le periferie”, a rispondere “al grido della terra e al grido dei poveri”, a favorire un “dialogo autentico” e “promuovere una cultura di pace e armonia”. “Percorrendo insieme questi sentieri”, “assicuriamo i popoli di questo continente che la Chiesa cattolica in Asia lavorerà sempre per un’Asia migliore e per il bene di tutti”. Si conclude così il messaggio finale della Conferenza generale delle Chiese dell’Asia che è stato diffuso ieri a conclusione dei 15 giorni di dibattiti sulle sfide del continente asiatico con momenti di plenaria e lavori di gruppi. Dal 12 ottobre, ospiti della Conferenza episcopale tailandese e dell’arcidiocesi di Bangkok, 200 delegati provenienti da 29 Paesi membri dell’Asia si sono dati appuntamento nella capitale tailandese, in occasione dei 50 anni dalla costituzione della Fabc, la Federazione delle Conferenze episcopali del continente. Un appuntamento che avrebbe dovuto tenersi nel 2020, ma è stato rinviato ad oggi a causa della pandemia. “È stato un momento fruttuoso di preghiera, ascolto, discernimento e incoraggiamento reciproco. È stato anche un momento di guarigione dal dolore causato dalla pandemia di Covid-19. Attraverso le nostre discussioni e deliberazioni alla conferenza, abbiamo toccato l’anima dell’Asia”, si legge nel messaggio finale firmato a nome di tutti i presenti dal card. Charles Bo, arcivescovo di Yangon e presidente della Fabc, dal card. Oswald Gracias, arcivescovo metropolita di Bombay (India), dal card. Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij, arcivescovo di Bangkok (Thailandia) e da mons. Tarcisio Isao Kikuchi, arcivescovo di Tokyo e segretario generale della Fabc. Nell’intento di lavorare per “un’Asia migliore”, i delegati della Chiese in Asia si sono confrontati sulle diverse sfide che attraversano oggi il continente che “sentiamo gridare aiuto e giustizia”.
Lunga la lista dei problemi trattati in questi giorni: le sofferenze dei poveri e degli emarginati, “desiderosi di una vita dignitosa”; l’angoscia dei rifugiati, dei migranti, degli sfollati e delle popolazioni indigene che “cercano una vera dignità umana e luoghi sicuri”; “il gemito della natura con le ferite dello sfruttamento, del cambiamento climatico e del riscaldamento globale, che chiede di “essere curata in modo più adeguato”. Vescovi e rappresentanti delle Chiese in Asia si sono messi in ascolto in questi giorni anche del “sogno dei giovani che cercano ruoli più significativi nella Chiesa e nella società”, delle “voci delle donne che chiedono una Chiesa più inclusiva” e delle famiglie che “cercano una migliore stabilità e più sostegno da parte di tutti”. “Siamo inoltre profondamente preoccupati per il dolore e la sofferenza di alcune chiese che hanno bisogno di ricevere sollievo attraverso la nostra empatia e solidarietà; per le voci crescenti dell’estremismo a cui occorre rispondere con saggezza; l’urgenza di un maggiore rispetto per la vita da inculcare nella società; l’escalation di violenze e conflitti nel nostro continente che richiedono dialogo e riconciliazione; una società messa alla prova dalla rivoluzione digitale, che ha avuto un impatto sia positivo che negativo su tutti”. L’impegno è “costruire ponti non solo tra religioni e tradizioni”, ma anche con governi e ong per lavorare insieme per “il rispetto dei diritti umani, lo sradicamento della povertà, la tratta di esseri umani, la cura della terra e altre preoccupazioni comuni”. “Insieme camminiamo al servizio della famiglia umana e di tutto il creato”, è l’esortazione finale.

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