Conferenza sul futuro dell’Europa: le voci degli europarlamentari italiani

“La conferenza sul futuro dell’Europa è il miglior vaccino contro coloro che vogliono indebolire l’Ue”. Questa la definizione che Antonio Tajani, presidente della Commissione affari istituzionali del Parlamento europeo, ha dato di quel processo che oggi prende il via con la firma della dichiarazione congiunta sulla Conferenza sul futuro dell’Europa, da parte del presidente del Parlamento David Sassoli, dal Primo ministro Antonio Costa per il Consiglio e dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen. “Pietra miliare”, “salto di qualità”, “riavvicinare i cittadini alle istituzioni”, altre parole usate da Tajani nella conferenza stampa che ha preceduto la firma. Soddisfazione per l’inizio di questo processo è stata espressa da tutti gli eurodeputati italiani, come condivisa è l’istanza che porti a conclusioni vincolanti. Per Brando Benifei (Pd, S&d) “serve una riforma dei Trattati” perché l’Ue è “rimasta indietro rispetto ai cambiamenti del mondo”. Per Nicola Danti (Italia Viva, Renew) “il Parlamento europeo meritava un ruolo diverso” nel meccanismo che farà funzionare la Conferenza. Per Marco Zanni (Lega, Id), la conferenza “parte in formato e durata ridotta e meno ambiziosa” di come si era pensato all’inizio, ma è “un esercizio che ha senso solo se non è propaganda e con conclusioni già scritte”. “Bisogna che l’Ue abbia fiducia dei cittadini”, l’affermazione di Eleonora Evi (Verdi): sono “tanti i cambiamenti fondamentali da apportare a questa Ue per avvicinarla a loro”. Anche per Carlo Fidanza (FdI, Ecr) l’Ue “ha bisogno di essere riformata”, ma ci sono due rischi: “una finta partecipazione democratica e esiti finali già scritti”. Convinta del “sempre maggiore desiderio dei cittadini” di dire la propria rispetto all’Europa è Tiziana Beghin (M5S), con una preoccupazione: “non ci dovranno essere tabù e tutti i temi devono poter essere messi sul tavolo”. Sulla stessa linea il vicepresidente Massimo Castaldo: “Il re è nudo: serve un dibattito vero, profondo, concreto”, fino alla possibilità della revisione dei Trattati.

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