Lavoro: Cnel, “la formazione è una delle urgenze, non basta aumentare le risorse ma occorre adeguare strutture e modalità di apprendimento”

“Al quadro demografico, che mette in evidenza come l’accentuata denatalità abbia drammatici effetti quantitativi sulle coorti di trentenni e ventenni, si associa la debolezza dei percorsi formativi, che pone l’Italia in cima alle classifiche europee per il maggior guadagno in termini di occupazione che deriverebbe da una migliore formazione e da un più efficiente utilizzo del capitale umano. Un gender gap fra i più elevati fra le economie mature, fra le più basse in Europa la quota di quindicenni in possesso di competenze considerate indispensabili per un solido percorso di vita nel XXI secolo, una delle più basse incidenze di laureati e una delle più elevate quote di cittadini fra i 18 e i 24 anni privi di titolo di scuola secondaria superiore (quest’ultimo dato fermo sui livelli del 2008)”. È quanto emerge dal XXIII Rapporto sul mercato del lavoro e la contrattazione collettiva 2021 del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro presentato oggi.
Per il Cnel, dunque, c’è “la necessità di rendere pienamente operativi questi strumenti, di rafforzare e aggiornare il programma garanzia giovani anche alla luce delle indicazioni europee, di far funzionare i nuovi strumenti di politica attiva predisposti dal Pnrr e dalla Legge di bilancio”.
Non a caso, il Cnel afferma che “quella della formazione è una delle urgenze maggiori del mercato del lavoro”. “Se è infatti vero che le politiche attive del lavoro debbano integrarsi con quelle formative per facilitare l’ingresso al mondo del lavoro, solo una azione funzionale alla formazione periodica e ricorrente dei lavoratori – vien spiegato – può garantire un upskilling e un reskilling utili alla maggiore competitività delle Pmi italiane”. “Un obiettivo prioritario – prosegue il Cnel – è di fornire una formazione digitale di base alla maggioranza degli adulti (l’80% secondo l’Action plan europeo), essenziale per non subire un digital divide che inciderebbe ulteriormente sulle diseguaglianze e sulla esclusione delle persone più deboli. Si tratta di un impegno dì dimensioni pari alla alfabetizzazione della popolazione attuata in Italia con la scuola media unica”. “In parallelo – viene sottolineato – la formazione continua nel corso della vita dovrà essere estesa alla maggioranza dei lavoratori (il 60% ogni anno secondo l’Action plan europeo) come condizione per aggiornare le loro competenze alla evoluzione tecnologica e organizzativa che investirà le imprese”. “Per raggiungere questi obiettivi – ammonisce il Cnel – non basta aumentare le risorse, come fa opportunamente il Pnrr; è necessario adeguare le strutture della formazione, a cominciare dalla loro organizzazione ancora spesso ispirata a modelli fordisti, le modalità dell’apprendimento, nonché la preparazione e la cultura stessa dei docenti”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Italia