Papa Francesco: a Santa Marta, “preghiamo per l’unità dell’Europa”. “Al Signore non piacciono i tiepidi”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Oggi è santa Caterina da Siena, dottore della Chiesa, patrona d’Europa. Preghiamo per l’Europa, per l’unità dell’Europa, per l’unità dell’Unione europea: perché tutti insieme possiamo andare avanti come fratelli”. E’ la preghiera del Papa, all’inizio della messa trasmessa in diretta streaming da Santa Marta e offerta per tutti coloro che soffrono a causa del coronavirus. “Non possiamo essere in comunione con Gesù e camminare nelle tenebre, perché Lui è luce”, ha detto Francesco nell’omelia: “o una cosa o l’altra: il grigio è peggio ancora, perché il grigio ti fa credere che tu cammini nella luce, perché non sei nelle tenebre e questo ti tranquillizza. È molto traditore, il grigio. O una cosa o l’altra”. Dire che “tutti siamo peccatori”, ha spiegato il Papa, non significa sfuggire alla “concretezza” del peccato, che è “quello che mi fa sentire peccatore sul serio e non peccatore nell’aria”. “È bello ascoltare i piccoli quando vengono a confessarsi”, ha rivelato Francesco: “non dicono cose strane; dicono le cose concrete, e alle volte troppo concrete perché hanno quella semplicità che dà Dio ai piccoli. Ricordo sempre un bambino che una volta è venuto a dirmi che era triste perché aveva litigato con la zia… Ma poi è andato avanti. Io ho detto: ‘ma cosa hai fatto?’ – ‘Eh, io ero a casa, volevo andare a giocare a calcio – un bambino, eh? – ma la zia, mamma non c’era, dice: ‘No, tu non esci: tu prima devi fare i compiti’. Parola va, parola viene, e alla fine l’ho mandata a quel paese’. Era un bambino di grande cultura geografica… Mi ha detto anche il nome del paese al quale aveva mandato la zia! Sono così: semplici, concreti”.
“Anche noi dobbiamo essere semplici, concreti”, l’invito del Papa: “la concretezza ti porta all’umiltà, perché l’umiltà è concreta”. “È importante che noi, dentro di noi, diamo nomi ai peccati nostri”, l’invito di Francesco: “la concretezza. Perché se manteniamo nell’aria, finiremo nelle tenebre. Siamo come i piccoli, che dicono quello che sentono, quello che pensano: ancora non hanno imparato l’arte di dire le cose un po’ incartate perché si capiscano ma non si dicano. Questa è un’arte dei grandi, che tante volte non ci fa bene”. “Avere questa saggezza della concretezza”, l’esortazione finale: “perché il diavolo vuole che noi viviamo nel tepore, tiepidi, nel grigio: né buoni né cattivi, né bianco né nero: grigio. Una vita che non piace al Signore. Al Signore non piacciono i tiepidi. Concretezza. Per non essere bugiardi. Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto tanto da perdonarci: ci perdona quando noi siamo concreti”. Il Santo Padre ha terminato la celebrazione con l’adorazione e la benedizione eucaristica, invitando a fare la comunione spirituale.

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