Coronavirus Covid-19: Ramonda (Apg23), “l’industria della prostituzione non si è fermata aumentando i rischi di contagio”

“L’Italia è ferma per il coronavirus, centinaia di denunce sono scattate per chi non ha rispettato i provvedimenti del Governo, ma i clienti dell’industria della prostituzione continuano ad uscire in cerca di donne da sfruttare sessualmente”. La denuncia arriva da Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII (Apg23), fondata da don Oreste Benzi, il sacerdote che per primo in Italia ha lottato per la liberazione di migliaia di donne dall’inferno della prostituzione. La Comunità Papa Giovanni XXIII in una lettera al Governo e alle autorità locali ha chiesto che si “prenda ogni opportuno provvedimento al fine di limitare al massimo la diffusione del Covid-19 scoraggiando la domanda di prestazioni sessuali a pagamento”.
“In tutta Italia, da nord a sud, si segnala la presenza di potenziali vittime di tratta a scopo di prostituzione lungo le strade. I clienti — precisa la lettera —, contrariamente alle misure previste dal Dpcm dell’11 marzo 2020, espongono loro stessi, le loro famiglie e ambienti di lavoro a un possibile contagio. Un comportamento che mette in pericolo tutti, dato che in Italia il mercato della prostituzione coinvolge milioni di clienti”. La Comunità chiede anche che siano garantite “alle potenziali vittime di tratta informazioni adeguate sia rispetto ai rischi per la salute, sia sulle possibili vie di uscita dal sistema prostitutivo”.
Infine, nella lettera si fa appello affinché “in Italia si adotti il cosiddetto modello nordico, che prevede la sanzione dei clienti, percorsi di protezione e reinserimento sociale per le donne prostituite e programmi di educazione e sensibilizzazione dell’opinione pubblica. In molti Paesi europei, a partire da Svezia e Francia, questo modello è già applicato ed è dimostrata la sua efficacia nella riduzione del numero di clienti, conseguentemente di persone prostituite e di questa forma di violenza verso le donne. Per tutelare la salute pubblica, per giustizia, per un’effettiva parità di genere”.

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