Coronavirus Covid-19: card. De Donatis, con le chiese chiuse “rischio per le persone di sentirsi ancora di più isolate”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“Un’ulteriore confronto con Papa Francesco, questa mattina, ci ha spinto a prendere in considerazione un’altra esigenza: che dalla chiusura delle nostre chiese il rischio per le persone è di sentirsi ancora di più isolate. Di qui il nuovo decreto che vi viene inviato con questa lettera e che contiene l’indicazione di lasciare aperte le sole chiese parrocchiali e quelle che sono sedi di missioni con cura d’anime ed equiparate”. Lo scrive il vicario del Papa per la diocesi di Roma, il card. Angelo De Donatis, in una lettera ai fedeli della diocesi di Roma, in relazione alle disposizioni della diocesi per l’emergenza Coronavirus. Ricordando il decreto pubblicato ieri, che prevedeva la chiusura delle chiese per tre settimane, “con una decisione senza precedenti, consultato il nostro vescovo Papa Francesco”, il cardinale evidenzia che “non ci ha spinto una paura irrazionale o, peggio, un pragmatismo privo di speranza evangelica”. “Ma l’obbedienza alla volontà di Dio. Questa volontà ci si è manifestata attraverso la realtà del momento storico che stiamo vivendo. È obbedienza alla vita, che è forse il modo più esigente con cui il Signore ci chiede di obbedirgli”.
Riflettendo su “cosa ci chiede il Signore”, il cardinale vicario ribadisce che è “fare del nostro meglio e dare il nostro contributo per la salute di ognuno”. “Stringersi gli uni agli altri non fisicamente, ma con la solidarietà reciproca, perché gli anziani e i malati, che in questo momento sono i ‘piccoli’ che Gesù mette al centro, possano percepire che c’è una società intera, Chiesa compresa, che non si rassegna alla loro morte”. Ricordando che “c’è prima l’esigenza spirituale della carità della cura per i nostri fratelli”, il porporato osserva che “purtroppo, recarsi in chiesa non è differente dall’andare in altri luoghi: è a rischio contagio”. “Sappiamo bene che questo ci turba ma non ci sconvolge”.
Quindi, l’appello ai sacerdoti: “Ci affidiamo al vostro saggio discernimento. Siate vicinissimi al popolo di Dio, fate sentire ciascuno amato e accompagnato, aiutate tutti a percepire che la Chiesa non chiude le porte a nessuno, ma che si preoccupa che nessun ‘piccolo’ rischi la vita o venga dimenticato”.

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