Coronavirus Covid-19: Manfredonia (Patronato Acli), “potenziare assistenza su territorio”. “Maggiore chiarezza e misure specifiche per colf e badanti”

“Stiamo invitando la gente a stare a casa, ma proprio per questo è urgente che siano inserite nel decreto economico sull’emergenza risorse ingenti per potenziare tutte quelle attività che permettono alle persone di essere assistite a casa loro”: lo afferma Emiliano Manfredonia, vicepresidente nazionale vicario Acli e presidente del Patronato Acli. “In un Paese come il nostro, con tanti anziani soli e che spesso non hanno un parente nel proprio comune, va potenziato e messo nelle condizioni di lavorare tutto il mondo del sostegno alla domiciliarità, a cominciare prioritariamente dal presidio di pubblica utilità di assistenza domiciliare che svolgono molte cooperative sociali con i propri operatori, fino a rendere sicuro e organizzato il lavoro di colf che assistono anziani e famiglie”.
“A seguito del Dpcm dell’11 marzo scorso in cui vengono interrotti anche i cosiddetti servizi alla persona, chiediamo che il governo faccia chiarezza sul lavoro di assistenza familiare e sul lavoro domestico”, evidenzia Giamaica Puntillo, responsabile nazionale Acli Colf, chiedendo, per l’appunto, chiarimenti al governo circa il lavoro di 800.000 persone tra assistenti familiari e collaboratori domestici che garantiscono, soprattutto in questo periodo di emergenza, assistenza, compagnia ma anche prestazioni per la conduzione della casa come pulizie, spesa e preparazione dei pasti a persone che spesso hanno difficoltà a provvedere in autonomia. “Chiediamo che sia esplicitamente chiarito – aggiunge Puntillo – che oltre a consentire prestazioni di assistenza domiciliare a favore di anziani, minori e non autosufficienti (con tutte le dovute misure di protezione e anche con un’adeguata informazione per lavoratori e datori di lavoro), siano consentite, laddove necessarie, le attività di assistenza familiare e lavoro domestico inquadrate dal contratto colf e badanti”.
Al Governo si chiede anche di “prevedere che laddove la famiglia possa interrompere la collaborazione, o per maggiore sicurezza della salute delle parti e di tutti o perché in questo momento non ritenuta essenziale, non sia obbligata a procedere al licenziamento, ma possa avvalersi di una sospensione prevedendo anche per questa categorie (colf e badanti) una forma di integrazione salariale (cassa in deroga, etc.); di prevedere, per questo lavoro a domicilio, una dotazione di materiali protettivi (disinfettante e mascherine) e una adeguata campagna informativa specifica, in collaborazione con le organizzazioni di rappresentanza e con i Patronati”.

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