La fumata nera non ha spento l’attesa. Anzi, l’ha resa più intensa, più raccolta. In una Piazza San Pietro gremita, i volti di migliaia di pellegrini raccontano un’umanità che spera, prega, ascolta. Non c’è delusione, ma fiducia. “Speriamo che uscirà presto il nuovo Pontefice – dicono alcune suore filippine, da pochi mesi in Italia – ma è giusto che le riflessioni siano profonde. Ogni cardinale porta con sé una parte viva del Cristianesimo e sceglie per il bene della Chiesa. Non facciamo previsioni: anche un Conclave lungo può essere un buon segno. Ci auguriamo un Papa che ascolti il popolo di Dio, che cammini con lui”. Dal Messico, due sorelle dell’arcidiocesi di Guadalajara parlano con emozione dell’atmosfera vissuta: “Ieri per un attimo abbiamo creduto che fosse arrivato il momento, si respirava un clima diverso. L’unione della comunità è palpabile: è bello sentirsi parte di una Chiesa così viva. Speriamo in un Papa non troppo anziano, capace di viaggiare e di far sentire la sua presenza dove c’è più bisogno”.
Giunti dal cuore della Polonia, ci sono anche alcuni pellegrini della diocesi di Tarnow, giovani e anziani: “No, non siamo delusi. La fumata nera era prevedibile. È tempo di preghiera. Lo abbiamo vissuto anche con Giovanni Paolo II. Il tempo di Dio non è il nostro”. E aggiungono: “Vorremmo un Papa semplice ma forte, vicino a tutti, anche ai non cristiani, che non abbia paura della verità. Il mondo ha bisogno di un pastore che ami i poveri.” Ad unirsi a questa esortazione è anche un ragazzo del gruppo: “Io voglio un Papa che non guardi solo ai ricchi, ai privilegiati’”. Intanto la folla resta, chi in silenzio, chi in preghiera. In attesa di una fumata bianca che saprà parlare a tutti.