“Una Chiesa viva sceglie il futuro. E quel futuro non si può scrivere senza i giovani, senza le donne, senza i laici”. È la raccomandazione dei giovani al Collegio cardinalizio, in una lettera aperta inviata ai porporati, per iniziativa dell’organizzazione giovanile della Chiesa cattolica belga, Kamino. La missiva è sostenuta anche da suor Xiskya, che è stata madre sinodale al Sinodo sulla Sinodalità ed è missionaria digitale. “Speriamo in una Chiesa radicalmente integra”, scrivono i giovani: “Una Chiesa dove la trasparenza non sia uno slogan, ma il fondamento della fiducia. Speriamo in una Chiesa inclusiva. Una Chiesa che non giudica per origine, genere, orientamento o status, ma per la capacità di amare. Speriamo in una Chiesa in dialogo con tutte le fedi. Non per mera cortesia, ma nella profonda convinzione che Dio si manifesti anche attraverso l’altro. Speriamo in una Chiesa pienamente inserita nella società. Non sopra di essa, non accanto, ma in mezzo — vulnerabile, cercando, presente”. “Crediamo anche in una Chiesa presente nel mondo digitale”, si legge ancora nella lettera: “Non per necessità tecnologica, ma come spazio missionario. Là dove i giovani oggi vivono, cercano, pongono domande e condividono la fede. Investiamo in una pastorale digitale in una comunità senza confini. Papa Francesco parlava delle periferie digitali — noi crediamo che possano essere anche una nuova Emmaus”.