“La proposta del governo di incrementare gli accordi con alcuni Paesi per poter agevolare il movimento regolare dei loro cittadini ci trova favorevoli, soprattutto per evitare che questi percorrano rotte pericolose e, in molti casi, mortali. Ci auguriamo che il governo intenda farlo in maniera scientifica e non propagandistica garantendo davvero la possibilità di accedere alla richiesta dei visti in modo semplice e lineare”. È il commento di Valentina Brinis, advocacy officer di Open Arms, una delle Ong che effettuano soccorsi in mare, in merito alla proposta del Ministro Piantedosi sull’aumento delle quote di accessi legali. “Il caso del Bangladesh, per esempio, ci ha sempre lasciati sgomenti: come è possibile infatti incontrare nel Mediterraneo centrale persone di quel Paese che, come è noto, non si trova dall’altra parte del Mediterraneo? Il punto sono i visti di ingresso”, precisa Brinis, spiegando: “I bengalesi possono andare in 16 Paesi senza il visto e in 148 chiedendolo con largo anticipo. Ma quando tale richiesta viene fatta all’Italia ottiene una risposta negativa nell’oltre il 40% dei casi, come è accaduto negli anni scorsi. La politica che regola la loro concessione si rivela spesso discriminatoria: i visti sono costosi, a volte anche più dello stipendio medio del Paese in cui vengono richiesti, e le condizioni logistiche per richiederlo non sempre sono favorevoli. L’assenza di documenti di viaggio, però, non dissuade, fino in fondo, chi ha l’esigenza di spostarsi dalla propria terra per ragioni legate all’invivibilità della stessa, per lavoro, per studio, famiglia o anche per il semplice desiderio di vedere cosa accade altrove. Ecco perché è importante mettere mano a questa materia”.