Settimana sociale di Trieste: mons. Renna (Comitato scientifico), “retta concezione della persona e soggettività della società sono alla base della democrazia”

(Milano) “A volte si è avuto il sospetto che il tema della dottrina sociale fosse alquanto ‘timida’ sul tema della democrazia e che il cristiano non sia proprio a suo agio in una società pluralista, dove vede magari disattesi dalla maggioranza alcuni principi a cui tiene”, ha osservato mons. Luigi Renna, illustrando il tema e gli obiettivi della Settimana sociale di Trieste. Ma “la dottrina sociale della Chiesa esplicita un pensiero compiuto sulla democrazia nella Centesimus annus, in una enciclica che possiamo dire di sintesi di un percorso magisteriale iniziato nel 1891. Afferma: ‘la Chiesa apprezza il sistema della democrazia, in quanto assicura la partecipazione dei cittadini alle scelte politiche e garantisce ai governanti la possibilità sia di eleggere e controllare i propri governanti, sia di sostituirli in modo pacifico, ove ciò risulti opportuno’ (405). Queste espressioni, ed altre che riconoscono ad esempio il principio relativo alla divisione dei poteri in uno Stato, la responsabilità di eletti ed elettori, mettono in luce l’aspetto procedurale della democrazia, che può trovare spazio solo in uno stato di diritto; ma come cattolici abbiamo una visione della persona e del bene comune che riempiono di senso e di contenuto la partecipazione, e quelle della dimensione morale della rappresentanza”.
Mons. Renna ha specificato a questo riguardo: “la retta concezione della persona umana e la soggettività della società, ci ricorda il Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, sono alla base della democrazia. Tale soggettività si attiva con la partecipazione, che riconosce un grande valore alla società civile”. Il documento “Al cuore della democrazia” e la dottrina sociale della Chiesa più recente, nell’enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco, “pongono la questione in maniera cogente: ‘Il tentativo di far sparire dal linguaggio la categoria di popolo, potrebbe portare a eliminare la parola stessa democrazia’ (n.157)”. La questione che “questo magistero ci pone è che l’esperienza di essere popolo non è ‘mistica’, cioè ideologica, ma ‘mitica’, cioè è ‘una identità fatta di legami sociali e culturali’, che vanno coltivati e riscoperti, in ‘un processo lento, difficile […] verso un progetto comune’”.

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