Don Pino Puglisi: mons. Raspanti (Acireale), “continua a vivere nelle scelte di tante comunità e nella vita di sacerdoti e laici”

“Non credo affatto che don Pino Puglisi sia morto. Non lo credo affatto”. In occasione del trentennale della morte del beato don Giuseppe Puglisi, il presidente della Conferenza episcopale siciliana, mons. Antonino Raspanti, vescovo di Acireale, ha consegnato al quotidiano La Sicilia una riflessione sul martirio per mano mafiosa che ha tolto la vita al presbitero siciliano. “Sappiamo che lo hanno braccato, aspettato, raggiunto”, dice il presule che ricorda le ultime parole di don Pino – “Me l’aspettavo” – e il suo ultimo sorriso. “Sappiamo che gli hanno sparato e lo hanno ucciso, ma io non dispero affatto del suo esistere ancora e concretamente. Anzi! – continua mons. Raspanti – Anzi rifulge. Anzi dispensa il suo sorriso disarmante. Anzi, e piuttosto. Piuttosto lo incontro ancora e spesso nelle scelte di tante comunità cristiane, nella vita di sacerdoti e in quella di laici, di uomini e donne che abitano in questa Sicilia”.
Il presule parla di “due sponde: quella terrena e quella dello spirito, apertaci dalla fede” e del nostro essere “in mezzo, quasi ‘mischiati'”, e dice: “C’è il cammino tribolato e pesante che compiamo ogni giorno, quello all’interno del quale si è consumato il sacrificio cruento di don Pino Puglisi e all’interno del quale anche noi siamo costretti in trame complesse e scure. Ma in questo cammino s’intrecciano le due sponde, quella della morte e quella della vita, della morte che apre alla vita, come nella Pasqua di Cristo”.
Nella riflessione ribattuta integralmente sul sito delle Chiese di Sicilia nel memoriale che si celebra oggi, il presidente della Cesi cita la lettera che il Papa ha scritto all’arcivescovo di Palermo per l’occasione e il suo dire sulle “numerose piaghe umane e sociali dell’ora presente, che ancora sanguinano e necessitano di essere sanate con l’olio della consolazione e il balsamo della compassione”. Questa la citazione completa del Pontefice: “Sappiamo bene quanto don Pino si sia battuto perché nessuno si sentisse solo di fronte alla sfida del degrado e ai poteri occulti della criminalità; riconosciamo pure come l’isolamento, l’individualismo chiuso e omertoso siano armi potenti di chi vuole piegare gli altri ai propri interessi”. Lo stesso Francesco ci indica l’antidoto: “La risposta – dice nella lettera per il trentennale – è la comunione, il camminare insieme, il sentirsi corpo, membra unite al Capo, al pastore e guida alle nostre anime”. Qui il vescovo di Acireale: “Non credete che sia già praticata? Magari non ancora pienamente, magari dobbiamo affinarci nella coscienza della verità di quello che stiamo vivendo e pesare sul serio l’impegno che ci stiamo mettendo, ma quelle risposte che il Papa ci indica sono già praticate. La verità di quello che stiamo vivendo è sotto i nostri occhi: la strada è lunga, non facile, colma di insidie. Richiede quel che il Papa nel suo messaggio ha indicato: ‘Abbiate il coraggio di osare senza timore e infondete speranza a quanti incontrate…'”. E ancora: “Ecco, nel guado tra queste due sponde la fatica grande è accettare di non vedere interamente il risultato e, ugualmente, non scoraggiarsi: fa parte del pieno accoglimento grato del nostro limite umano. Quindi sì – scrive mons. Raspanti -: è stato assassinato, don Pino. La nostra Chiesa ha pianto e con lei la città di Palermo, la società civile tutta. Eppure, con grande senso della realtà e della verità, a trent’anni di distanza dai fatti storici che ricordiamo, torno a ripetere: non credo affatto che don Pino Puglisi sia morto”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Territori