Diocesi: Melfi, domani l’avvio ufficiale dell’inchiesta di beatificazione e canonizzazione del vescovo Vincenzo Cozzi

La Chiesa diocesana di Melfi-Rapolla-Venosa vivrà domani, sabato 16 settembre, l’apertura ufficiale dell’inchiesta diocesana sulle virtù eroiche del vescovo mons. Vincenzo Cozzi (26 luglio 1926-3 marzo 2013), che fu nel suo ministero un fedele ed appassionato attuatore del Concilio Vaticano II in Basilicata. Domani, alle 18, dopo la celebrazione eucaristica, il vescovo di Melfi-Rapolla-Venosa, mons. Ciro Fanelli aprirà ufficialmente in cattedrale l’inchiesta diocesana di beatificazione e canonizzazione del servo di Dio, insediando gli officiali incaricati. “Si è giunti a questo importante evento – viene spiegato in una nota della diocesi – dopo aver ottenuto il parere positivo della Conferenza episcopale di Basilicata e il nulla osta della Santa Sede, con il trasferimento della competenza dalla diocesi di Tursi-Lagonegro, dove il servo di Dio è morto, a quella di Melfi-Rapolla-Venosa”.
Mons. Fanelli lo scorso 3 luglio, nel X anniversario della morte di mons. Cozzi, accogliendo il Libello di domanda del postulatore, Anna Teresa Borrelli, ha reso pubblico l’Editto in vista dell’apertura dell’inchiesta diocesana sulle virtù eroiche del Servo di Dio. Il vescovo Cozzi – prosegue la nota – “ha lasciato un ricordo di santità che accompagna fino ad oggi la sua memoria in tanti che l’hanno conosciuto”: “è stato amante della semplicità e della povertà e, nello stesso tempo, alieno da ogni retorica e da ogni falsa solennità, disponibile e aperto, in particolare verso i più bisognosi, i poveri, gli ammalati, gli anziani e i lontani. È stato un sacerdote santo, umile, paziente, sempre pronto a comprendere con misericordia e a leggere nella realtà i segni del buono, del bello e del bene. Fu fedele interprete ed intrepido attuatore del Concilio Vaticano II”. “Leggendo i segni dei tempi – viene ancora sottolineato –, avvertì che c’era bisogno di rinnovamento in una Chiesa chiamata ad annunciare il Vangelo, un rinnovamento che doveva passare attraverso Cristo e coinvolgere le singole persone. La fede incrollabile, la speranza gioiosa e la carità senza limiti segnarono la sua esistenza. Durante gli anni del ministero episcopale, fu un pastore esemplare, fedele e prudente, ma anche coraggioso e propositivo. Volle essere ‘l’amico cordiale di tutti’: lo fu da parroco e poi da vescovo. Nella sua vita di uomo e di pastore ha incarnato il suo motto episcopale ‘Consumerò me stesso per le vostre anime’ (2 Cor 12, 15)”.

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