Niger: i vescovi, “no all’uso della forza”, altrimenti si “rischia una seconda Libia”

“Non crediamo affatto alla soluzione della forza, alla quale diciamo chiaramente di no”: lo affermano in un messaggio che porta la data del 4 agosto i vescovi della Conferenza episcopale di Burkina Faso e Niger. Il messaggio, firmato dal presidente mons. Laurent Dabiré, vescovo di Dori, nel nord-est del Burkina Faso, esprime la “preoccupazione” delle due Chiese per la situazione in Niger, visto l’ultimatum ai golpisti da parte dell’Ecowas, la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale. Il 26 luglio il presidente Mohamed Bazoum è stato rovesciato da una giunta militare guidata dal generale Abdourahamane Tchiani. L’Ecowas, di cui fa parte anche il Niger, ha chiesto ai golpisti di restituire il potere al presidente Bazoum, minacciando l’invio di truppe per ristabilire l’ordine costituzionale. “Come non essere preoccupati se lo spettro della guerra appare nelle soluzioni prospettate per uscire dalla crisi, facendo pensare a una possibile ‘seconda Libia’, anche se le conseguenze fatali e disastrose della destabilizzazione di questi Paesi continuano a far soffrire terribilmente la gente del Sahel”, scrivono i vescovi di Burkina Faso e Niger. Anche i vescovi dell’Africa occidentale riuniti nell’ambito delle Conferenze episcopali unite dell’Africa occidentale (Cerao) hanno inviato un messaggio ai due vescovi del Niger – mons. Laurent Lompo, arcivescovo di Niamey, e mons. Ambroise Ouedraogo, vescovo di Maradi – per esprimere il loro sostegno. “Seguiamo con preoccupazione lo svolgersi degli eventi degli ultimi giorni in Niger”,  scrivono in un messaggio che porta la data del 3 agosto, firmato dal presidente mons. Alexis Touabli Youlo: “Vogliamo assicurarvi che non siamo indifferenti alle sofferenze che il vostro Paese sta attraversando in questo momento difficile”.

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