Papa Francesco: Premio “è Giornalismo”, “la cultura dell’esclusione è una specie di capitalismo della comunicazione”

“La cultura digitale ci ha portato tante nuove possibilità di scambio, ma rischia anche di trasformare la comunicazione in slogan. No, la comunicazione è sempre andata e ritorno. Io dico, ascolto e rispondo, ma sempre dialogo. Non è uno slogan”. Lo ha detto Papa Francesco, questa mattina, alla delegazione per il conferimento del Premio “è Giornalismo”, ricevuta in udienza in Vaticano. “Mi preoccupano ad esempio le manipolazioni di chi propaga interessatamente ‘fake news’ per orientare l’opinione pubblica – ha aggiunto il Pontefice -. Per favore, non cediamo alla logica della contrapposizione, non lasciamoci condizionare dai linguaggi di odio”.
Ricordando il “drammatico frangente che l’Europa sta vivendo, con il protrarsi della guerra in Ucraina”, il Papa ha sottolineato come “siamo chiamati a un sussulto di responsabilità”. “La mia speranza è che si dia spazio alle voci di pace, a chi si impegna per porre fine a questo come a tanti altri conflitti, a chi non si arrende alla logica ‘cainista’ della guerra ma continua a credere, nonostante tutto, alla logica della pace, alla logica del dialogo, alla logica della diplomazia”.
Papa Francesco ha poi presentato ai giornalisti presenti una “richiesta di aiuto”. “Proprio in questo tempo, in cui si parla molto e si ascolta poco, e in cui rischia di indebolirsi il senso del bene comune, la Chiesa intera ha intrapreso un cammino per riscoprire la parola insieme. Dobbiamo riscoprire la parola insieme. Camminare insieme. Interrogarsi insieme. Farsi carico insieme di un discernimento comunitario, che per noi è preghiera, come fecero i primi Apostoli: è la sinodalità, che vorremmo far diventare abitudine quotidiana in ogni sua espressione”. Il riferimento è al prossimo Sinodo: “Fra poco più di un mese, vescovi e laici di tutto il mondo si riuniranno qui a Roma per un Sinodo sulla sinodalità: ascoltarsi insieme, discernere insieme, pregare insieme. La parola insieme è molto importante. Siamo in una cultura dell’esclusione, che è una specie di capitalismo della comunicazione”.

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