Diocesi: mons. Morandi (Reggio Emilia-Guastalla) a Ucid, “promuovere un nuovo umanesimo civile”

(Foto: diocesi di Reggio Emilia-Guastalla)

“L’economia è per l’uomo e non l’uomo per l’economia”; così parafrasando un passo del secondo capitolo del Vangelo di Marco l’arcivescovo di Reggio Emilia-Guastalla, mons. Giacomo Morandi, ha aperto la sua lectio magistralis concernente l’economia civile rivolta ai soci della sezione di Reggio Emilia dell’Ucid-Unione cristiana imprenditori dirigenti.
Nel suo intervento, che ha spaziato dai testi biblici alla narrativa russa, all’enciclica “Caritas in veritate” di Benedetto XVI, il presule ha sottolineato un dato di primaria rilevanza, anche se non sempre adeguatamente ricordato e applicato: la centralità della persone.
E lo ha fatto rivolgendosi ad una folta e attenta platea di imprenditori, raccomandando che è indispensabile avere una visione integrale dell’uomo. Mons. Morandi ha ricordato come l’espressione “economia civile” abbia avuto i suoi natali a Napoli nel 1753 con la prima cattedra universitaria affidata ad Antonio Genovesi.
L’arcivescovo si è ampiamente soffermato nel suo intervento sulla figura e l’opera di Adriano Olivetti, “un visionario” che nella sua azienda ha saputo realizzare uno degli esempi più interessanti per quanto riguarda appunto l’economia civile. Mons. Morandi ha passato in rassegna gli importanti e innovativi interventi introdotti da Olivetti e che anche oggi risultano di particolare attualità. Inoltre ha sottolineato che la felicità consiste proprio nel riconoscimento della dignità umana del lavoratore, che non è un ingranaggio, un animale da soma, un tubo digerente. L’arcivescovo ha poi focalizzato la fondamentale differenza tra bene totale – sommatoria i cui addendo rappresentano i beni individuali – e il bene comune, paragonabile ad una moltiplicazione i cui fattori rappresentano i beni dei singoli individui.
È noto il rapporto tra lo stesso Olivetti e Jacques Maritain, propugnatore dell’umanesimo integrale; la promozione di un umanesimo civile – ha affermato il presule – deve vedere gli imprenditori cattolici in prima linea; l’uomo deve essere al centro dell’economia. Convergenza forte esiste dunque tra la visione antropologica del filosofo francese e il sogno industriale dell’imprenditore di Ivrea, che in un famoso discorso a Pozzuoli nel 1955 ebbe ad affermare che la società crede nei valori spirituali, della scienza, dell’arte, della cultura, della giustizia; ma soprattutto “crede nell’uomo, nella sua fiamma divina, nella sua possibilità di evoluzione e di riscatto”.
L’incontro guidato dall’arcivescovo ha di fatto inaugurato la presidenza alla guida dell’Ucid reggiana di Fabio Storchi, che nel suo intervento introduttivo ha ricordato le sfide che attendono nei prossimi anni l’associazione, impegnata a conoscere approfonditamente e ad applicare nel mondo del lavoro la dottrina sociale della Chiesa. Lo stesso Storchi ha posto in rilievo il ruolo che oggi riveste l’economia civile e ha evidenziato come l’impresa possa essere il luogo ideale per la sua applicazione.

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