Diocesi: mons. Crociata (Latina), nei delitti contro le donne c’è “un agire privo di criterio e di controllo, risultato di una istintualità senza raziocinio e senza coscienza”

“L’indignazione non basta più, meno che mai oggi. La reazione immediata di sdegno rischia perfino, a volte, di bloccare la ricerca di una risposta effettiva ed efficace ai problemi, perché è facile sentirsi appagati della superiorità morale che accompagna la percezione di sé nell’atto di indignarsi. Ma poi anche solo il senso di impotenza di fronte a fenomeni, che è difficile immaginare come fermare, induce presto alla giustificazione di sé e alla rassegnazione. La verità è che siamo tutti implicati nel fenomeno di cui parliamo e che impropriamente chiamiamo femminicidio”. Lo ha detto, ieri sera, il vescovo di Latina-Terracina-Sezze-Priverno, mons. Mariano Crociata, durante la messa per la festa di santa Maria Goretti, patrona di Latina e dell’Agro pontino nonché della diocesi, nell’omonima parrocchia del capoluogo, facendo riferimento a uccisioni e violenze nei confronti di donne giovani e meno giovani.
“È impropria questa designazione perché, per quanto si tratti quasi sempre di donne, quei gesti non sono compiuti contro il genere femminile solo perché femminile, contro la categoria delle donne, ma sono atti contro quella donna precisa, con il suo volto, il suo nome, la sua storia con colui che la maltratta e la uccide – ha precisato il presule -. Ed è contro di lei perché non ella è come tu vorresti e non si rassegna ad essere un semplice oggetto, un corpo nelle tue mani, e tu non sei capace di gestire le tue emozioni e i tuoi sentimenti, la tua rabbia e le tue delusioni, i tuoi istinti e i tuoi fallimenti, e allora esplodi senza alcun senso del limite e senza alcuna forma di autocontrollo, magari ulteriormente eccitato dall’alcool o da sostanze stupefacenti. Non si può dire che vadano considerati comportamenti da animali, poiché gli animali sono sempre guidati da un istinto che li fa agire in coerenza con le sue caratteristiche naturali ed entro le sue regole. Qui siamo in presenza di un agire privo di criterio e di controllo, risultato di una istintualità senza raziocinio e senza coscienza”.
Il vescovo ha avvertito: “Sarebbe un errore pensare che i fenomeni estremi di cui parlano le cronache siano casi isolati, prodotto di ambienti sociali e urbani degradati. Questi aspetti di degrado possono aggravarlo, ma il fenomeno è effetto di una cultura di massa di cui sono vittime potenzialmente tutte le famiglie, quando le famiglie ci sono ancora, e in qualche misura tutti noi”.
Mons. Crociata ha poi riflettuto sullo “spontaneismo educativo”: “Questa tendenza, che è una comprensibile reazione all’autoritarismo educativo del passato, non produce più dei repressi e dei complessati, come poteva avvenire in altri tempi, ma produce invece delle persone prive di autocontrollo, prive di criteri di giudizio morale e di senso della vita come progetto, soprattutto prive di senso di responsabilità e di capacità di relazione, ancor più quando non hanno imparato a capire le emozioni e i comportamenti degli altri, perché non hanno imparato a riconoscere le proprie, di emozioni, e non hanno maturato una minima coscienza di sé, del proprio mondo interiore, del significato e delle conseguenze dei propri comportamenti. Uno scenario, questo, che si fa ancora più grave quando si dà spazio ad un uso sregolato di cellulari e di social, per non parlare delle corse spericolate e delle imprese da incoscienti”.

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