Diocesi: mons. Crociata (Latina), “ragazzi e giovani spesso specchio di una generazione di adulti falliti. Cultura è senso della dignità di sé e degli altri”

(Foto: diocesi di Latina-Terracina-Sezze-Priverno)

“I ragazzi e i giovani sono spesso lo specchio di una generazione di adulti falliti, quanto meno come educatori. Una dimostrazione vistosa ne è la difesa per partito preso dei figli di fronte a docenti la cui unica colpa, spesso, è quella di fare con qualche serietà i docenti”. Lo ha detto, ieri sera, il vescovo di Latina-Terracina-Sezze-Priverno, mons. Mariano Crociata, durante la messa per la festa di santa Maria Goretti, patrona di Latina e dell’Agro pontino nonché della diocesi, nell’omonima parrocchia del capoluogo.
La prima cosa che santa Maria Goretti, ha evidenziato il presule, “ci permette di capire è che c’è una ignoranza più grave e pericolosa di quella che viene dalla mancata istruzione scolastica. Ci sono fior di laureati che non hanno un minimo senso di umanità e di responsabilità. Cultura è senso della dignità di sé e degli altri, e di ogni altro, capacità di stare in relazione con rispetto e attenzione, disponibilità all’incontro e alla collaborazione. Cultura è capire che la vita non è consumo e divertimento, buttare il tempo e spassarsela: questo è buttare via la vita. E molti, senza accorgersene, hanno e trasmettono questa filosofia di vita, per cui ciò che conta è approfittare di tutto e di tutti senza tenere conto e senza rispettare niente e nessuno. Questa è non solo ignoranza, è incultura, rozzezza e volgarità, disprezzo della propria e altrui dignità umana”.
In Maria Goretti “colpisce una delicatezza di coscienza, una finezza interiore, un senso dei valori e dei principi in cui era stata educata, un rispetto per gli altri, per la famiglia, per il lavoro, un precoce senso di responsabilità per la famiglia e i fratelli più piccoli in particolare, un modo di essere, insomma, che non ha avuto bisogno di grandi scuole, perché ha avuto la scuola della famiglia, del lavoro, del servizio e della collaborazione, della fatica e, se necessario, del sacrificio, parole che per alcuni rischiano di apparire oggi quasi una bestemmia. Quando fosse così, saremmo al capovolgimento dell’ordine della realtà”.
“Non ho citato il senso della fede e della preghiera di santa Maria Goretti – ha aggiunto il vescovo -, perché senza quei presupposti umani, come avrebbe potuto attecchire la fede? La fede si sposa sempre con un senso genuino dell’umano, della persona, della sua complessità e integrità, del senso del bene, non solo proprio ma anche degli altri. Ci vuole nobiltà d’animo per essere veramente credenti, ma la nobiltà d’animo non attecchisce tanto nelle case dei nobili, che non ci sono più, ma nelle case dei buoni, dei retti di mente e di cuore, che coltivano giorno per giorno una vita buona, ispirata al senso di Dio, del mistero grande della vita che Egli ci ha donato, del Cristo che non ha esitato a morire per amore nostro”.
Il presule ha domandato: “Avete fatto caso a come spesso i giovani e i meno giovani che si sono resi protagonisti di misfatti così gravi appaiono ridotti a persone inebetite, vuoi dall’alcol o dalla droga, o semplicemente dall’incoscienza?”. Ma, la risposta, “noi non vogliamo accodarci a una umanità inebetita, non vogliamo concorrere a formare una società di ebeti. E per questo guardiamo a Maria Goretti, sicuri che seguendo il suo esempio semplice e serio non perderemo la nostra umanità ma la ritroveremo sempre viva e forte, degna di essere accolta e vissuta per noi stessi, per gli altri e insieme agli altri”.

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