Argentina: diversi feriti e arresti nelle manifestazioni contro la nuova Costituzione provinciale in Jujuy. Il vescovo Fernández: “Tutto si può ottenere con il dialogo”

Diversi feriti e una ventina di persone agli arresti, tra cui due giornalist. È di estrema tensione la situazione nella provincia argentina di Jujuy, la più settentrionale del Paese, ai confini con Bolivia e Cile. Qui il governatore Gerardo Morales ha fatto approvare, venerdì scorso, in tempi record una riforma della Costituzione della provincia, provocando nel fine settimana le forti proteste di varie settori della popolazione, in particolare gli indigeni. Tra i punti maggiormente contestati, la regolamentazione del diritto di protesta, la proprietà delle terre delle comunità native dove si trovano risorse naturali come il litio, nuovi meccanismi per la selezione dei giudici e la modifica degli organi di controllo. La protesta più forte si è verificata a Purmamarca, dove i manifestanti hanno resistito al tentativo delle forze di sicurezza di liberare il passaggio dei veicoli e si sono verificati gravi incidenti. Si sono infatti verificati scontri, lanci di pietre, arresti.
Mons. Daniel Fernández, vescovo di Jujuy, in una nota, afferma: “Di fronte alla situazione che stiamo vivendo nel nostro Paese e in particolare nella nostra provincia, voglio rivolgermi ancora una volta a tutti ribadendo quanto abbiamo espresso la scorsa settimana, quando abbiamo invitato le autorità e i diversi gruppi di fratelli e sorelle in conflitto a un dialogo sincero. Dobbiamo fermarci ad ascoltare pazientemente gli uni gli altri. Tutto si può ottenere con il dialogo e tutto si perde quando le parole lasciano il posto alla violenza. La strada del dialogo è faticosa, ma dobbiamo percorrerla e ascoltarci con pazienza, dando spazio alle diverse voci degli attori della nostra vita sociale. La pace è il frutto della giustizia. E la ricerca della giustizia è un compito che ci impegna tutti, giorno dopo giorno, secondo le responsabilità che ciascuno di noi ha, sia che si tratti di governanti che di cittadini. C’è sempre tempo per ricominciare e costruire un consenso in cui tutti ci sentiamo veramente inclusi”.
Da parte sua l’équipe nazionale di Pastorale aborigena (Endepa), organica alla Chiesa argentina, condanna “qualsiasi tentativo di imporre una riforma costituzionale provinciale senza una preventiva consultazione con le comunità indigene e con la violenza verso qualsiasi settore della popolazione che manifesti contro di essa. In questi giorni abbiamo vissuto un clima di estrema gravità istituzionale, con le comunità indigene che rivendicano i loro diritti e lo Stato che invia le sue forze per respingere qualsiasi accenno di opposizione. Si sono già verificate azioni repressive e arresti arbitrari, e la situazione sembra innalzare il livello di conflitto a causa della mancanza di dialogo da parte delle autorità provinciali. Riteniamo necessario che il governo di Jujuy, e in questo caso i membri della Convenzione costituzionale, rispettino fedelmente il testo costituzionale e i trattati internazionali”.

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