Processo in Vaticano: legali del card. Becciu chiedono “assoluzione con formula più ampia”

I legali del cardinale Angelo Becciu, Fabio Viglione e Maria Concetta Marzo, hanno chiesto l'”assoluzione con formula più ampia” del cardinale Angelo Becciu, “per fare giustizia e restituire al cardinale la dignità che gli è stata tolta in questi ultimi anni”. Nel corso della 83ª udienza del processo in corso in vaticano sugli investimenti della Segreteria di Stato a Londra, l’ultima dedicata alle arringhe delle difese, i legali di Becciu – ha riferito il “pool” di giornalisti ammessi nell’Aula polifunzionale dei Musei Vaticani – hanno completato la difesa del porporato, già iniziata in una udienza precedente. L’avvocato Viglione, in particolare, ha messo in risalto le “evidenti contraddizioni dei capi di imputazione” e ha parlato di “pregiudizio” nei confronti di Becciu, “riguardante i fatti, i documenti e le specifiche accuse”, definite “totalmente ingiustificate alla luce dei fatti che abbiamo ricostruito”. Nel dettaglio, il legale ha dichiarato “del tutto privo di lucidità e di buon senso per quale motivo il cardinale Becciu avrebbe dovuto violare la legge per consentire ad una persona sconosciuta di guadagnare alle spalle della Segreteria di Stato”. Quanto a mons. Perlasca, teste chiave del processo, Viglione lo ha definito “portatore sano di malafede, che ha inoculato malafede nel cardinale Becciu”, il quale invece sarebbe “in buona fede”. Quella del Promotore di Giustizia, Alessandro Diddi, a detta del legale sarebbe “un’ottusa ricostruzione di un danno del Sostituto, e solo di quel Sostituto”, come a suo dire dimostrerebbe il fatto che mons. Edgar Peña Parra, nella sua deposizione, ha descritto “la stessa quotidianità nell’affrontare gli investimenti”. “E’ impossibile continuare a sostenere le responsabilità del cardinale Becciu nelle vicende in esame”, ha affermato Viglione, parlando di “un pregiudizio accusatorio nei confronti del cardinale Becciu, figlio di un teorema, di un convincimento a cui sono stati piegati gli atti e della rimozione di tutto ciò che è emerso nel processo e che non tornava nel teorema dell’accusa”. “Noi siamo andati anche oltre le prove dell’innocenza del cardinale Becciu”, la tesi di Viglione, secondo il quale nel procedimento in corso “abbiamo avuto prova che sugli investimenti della Segreteria di Stato si sia voluto tirare dentro a forza il cardinale Becciu”. Il riferimento è al memoriale di Perlasca e al modo in cui è stato redatto, il quale ha dato adito, a suo dire, ad una “ricostruzione volta ad un unico obiettivo: colpire il cardinale. Da quel momento, tutto ciò che ruota intorno al cardinale viene visto come illecito”. Secondo Viglione, inoltre, quella di subornazione è “una bizzarra accusa”, come dimostra la testimonianza del cardinale Oscar Cantoni. Quanto alla vicenda Sardegna, “il bilancio delle prove raccolte è in totale attivo per le ragioni del cardinale: nell’accusa non c’è stato nessun riferimento alla Caritas, mentre le attività sono della Caritas e i fondi sono stati richieste dai vescovi. Il panificio, piaccia o non piaccia, continua a dare lavoro a decine di persone”. L’avvocato Maria Concetta Marzo, a sua volta, ha fatto riferimento alle “note sofferenze provocate dal Promotore di giustizia al cardinale Becciu, sia come sacerdote che come uomo. Oltre a ciò, il cardinale ha anche perso la sua dignità”. Nel processo, comunque, “sono state smentite tutte le illazioni verso di lui e non è stata provata nessuna delle accuse”. A parere di Marzo, dunque, “è stata dimostrata la completa innocenza del cardinale”, per il quale si chiede “l’assoluzione con formula più ampia, per fare giustizia e restituire al cardinale la dignità che gli è stata tolta in questi ultimi anni”. Durante l’udienza odierna ha preso la parola anche l’avvocato Bassi, uno dei legali di Fabrizio Tirabassi, secondo il quale la responsabilità del suo assistito “è una colossale illusione ottica, congegnata da Gianluigi Torzi per occultare le proprie responsabilità, ingannando in questo modo anche il Promotore di giustizia”. L’investimento del fondo Gof di Raffaele Mincione, ha detto Bassi, “è stato fortemente voluto dal superiore, nonostante il parare sui rischi formulato dallo stesso Tirabassi”, per il quale il legale ha chiesto “l’assoluzione perché il fatto non sussiste o per non aver commesso il fatto”, relative a tutti i reati contestati. Il processo continua lunedì 11 dicembre con le repliche dell’ accuse e delle parti civili e il 12 dicembre con le repliche delle difese. La sentenza è attesa nei giorni successivi.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Territori