Scuola: Save the Children, “istituire un Fondo di contrasto alla povertà alimentare”

“Il Pnrr prevede un investimento significativo per il potenziamento del tempo pieno, ma se non si crea una sinergia con le risorse statali, da solo non basta a colmare il ritardo del nostro Paese. Per questo chiediamo un investimento per garantire a tutti gli alunni della scuola primaria l’accesso al servizio mensa, uno strumento efficace per contrastare la povertà minorile, ancora in aumento quest’anno, e anche per combattere la dispersione scolastica, proprio attraverso l’estensione del tempo pieno”. Così Antonella Inverno, responsabile ricerca, dati e politiche di Save the Children, in occasione della presentazione, oggi alla Camera dei deputati, del policy paper dell’organizzazione e dell’Osservatorio sui Conti pubblici italiani, “Mense scolastiche: un servizio essenziale per ridurre le disuguaglianze”. Un primo passo, per Inverno, “può essere l’istituzione di un Fondo di contrasto alla povertà alimentare a scuola”.
Il Pnrr, che prevede uno stanziamento complessivo di circa 31 miliardi di euro per Istruzione e ricerca, investe 960 milioni per l’estensione del tempo pieno a scuola. Seicento milioni in particolare sono dedicati alla costruzione di nuove mense o alla riqualificazione di quelle esistenti, con l’obiettivo di mille locali e spazi nuovi o riqualificati da destinare a mense. Per questo, Save the Children evidenzia la necessità di rendere l’offerta di un pasto sano al giorno un servizio pubblico essenziale per il quale stabilire uno specifico Lep (livello essenziale delle prestazioni), in accordo con quanto previsto dal Piano di azione nazionale per l’attuazione della Garanzia Infanzia; come primo passo, istituire un “Fondo di contrasto alla povertà alimentare a scuola” con una dotazione di 2 milioni di euro per il 2024, 2,5 milioni per il 2025 e 3 milioni a partire dal 2026, da destinare ai Comuni che utilizzano una quota di bilancio per consentire l’accesso alla mensa agli studenti della scuola primaria appartenenti a famiglie che, a causa di condizioni oggettive di impoverimento, non riescono a provvedere al pagamento delle rette.

 

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