Nuove povertà: Firenze, sempre più over 65 in estate mangiano alla mensa gestita dalla Fondazione Solidarietà Caritas

Uomo, italiano, tra i 35 e i 54 anni, spesso di passaggio. È l’identikit di chi frequenta anche in estate la mensa cittadina di via Baracca gestita dalla Fondazione Solidarietà Caritas onlus di Firenze. Ma ci sono anche minorenni (erano 10 nel 2019, sono stati 11 nel 2021 e 10 nel 2022) e sempre più anziani, soprattutto stranieri.
Analizzando i dati delle presenze estive dal 2018 a oggi (i dati per il 2020 non sono confrontabili perché, pur continuando la distribuzione dei pasti, per alcuni mesi non sono state date agli utenti le tessere mensa) si nota come gli over 65 siano passati da 107 a 128. Ma se i cittadini italiani sono diminuiti, da 51 di quattro anni fa a 43 di quest’anno, al contrario sono cresciuti gli anziani di nazionalità straniera, da 56 a 85: sono coloro che non possono contare su una pensione, né su una rete familiare e fanno più fatica a trovare un lavoro.
Gli stranieri tra i 18 e i 64 anni invece sono nettamente calati: erano 1.397 nel 2018 sono stati 801 quest’anno.
“Si può supporre, a fronte della situazione di estrema difficoltà che si è venuta a creare soprattutto per le persone più povere e non residenti, quindi impossibilitate a ricevere qualsiasi tipo di sostegno da parte dello Stato, la scelta di molti, appena sono terminate le restrizioni agli spostamenti imposte a causa della pandemia, sia stata quella di rientrare in patria”, commenta il presidente della Fondazione Vincenzo Lucchetti.
La mensa di via Baracca – la più grande di Firenze, di proprietà comunale, gestita dalla Fondazione Solidarietà Caritas onlus e sostenuta interamente grazie alle donazioni – è affiancata dalle mense diffuse di quartiere. Le utenze però sono diverse perché essa è prevalentemente rivolta a persone senza dimora e in stato di grave emarginazione, che possono accedervi direttamente. “Un servizio che non si è fermato neanche durante il lockdown e non va mai in vacanza, anche perché d’estate, quando chiudono alcune strutture o attività commerciali a cui le persone fragili solitamente fanno riferimento, è il solo luogo dove possono trovare almeno un pasto al giorno”, afferma Lucchetti, ma  costituisce anche una sorta di “porta aperta” dove “chi è in difficoltà può trovare persone ad ascoltare ed aiutare”. Dopo il primo accesso alla mensa gli utenti vengono indirizzati allo sportello di ascolto e orientamento della Caritas diocesana “perché lo scopo non è solo sfamarli, ma avviare per ognuno un percorso di integrazione e autonomia”, conclude Lucchetti.

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