Senza dimora: Fio.Psd, “205 morti in 206 giorni, una persona al giorno”

“I senza dimora muoiono tutti i mesi, non solo d’inverno”. La fio.Psd (Federazione italiana organismi per le persone senza dimora) ha diffuso oggi una nota nella quale ricorda che “ogni giorno muore una persona senza dimora, 205 morti in 206 giorni” e che “l’emergenza non è il freddo ma la strada”. “Ogni anno – spiegano i responsabili dell’associazione –, all’arrivo delle prime giornate di freddo invernale, siamo chiamati a commentare la cronaca di alcune morti in strada, l’Emergenza freddo, che emergenza non può essere” perché “il dato è invece molto diverso e ben più pesante. I senza dimora muoiono tutti i mesi. Nelle ultime quattro stagioni 79 sono deceduti d’inverno, 53 in primavera, altri 53 in estate e 60 in autunno”. Dal 1° gennaio sono morte 205 persone (di questi 55 erano italiani) e il confronto tra le stagioni mostra che 61 sono stati i decessi a maggio/giugno contro i 57 di gennaio/febbraio. “Per queste persone la morte racconta uno stato di disperazione e solitudine”. Infatti, “si muore in strada (46), nei boschi, campi, pinete, fiumi e mare (39), in automobile (7), in carcere (6) ma anche nei sottoscala, parcheggi, cavalcavia, stazioni, baracche, casolari e case”. Secondo le statistiche raccolte dai membri dell’associazione, le cause di morte sono le seguenti: 73 malore, 20 investite da auto o treno 19 vittime di violenza, 16 overdose, 14 annegamento, 14 ipotermia, 12 suicidi. L’età media dei senza dimora che perdono la vita è di 47 anni. I dati sono in continuo aggiornamento sul sito web della fio.Psd. Nella nota diffusa oggi, la Federazione lancia anche un appello ai candidati alle prossime elezioni politiche: “Siamo all’inizio della campagna elettorale e queste persone sono titolari di diritti che vengono costantemente negati: salute, residenza, documenti, voto”. Per questo la presidente Cristina Avonto chiede di “inserire nei programmi di governo una particolare attenzione alle persone senza dimora”, in quanto si tratta di “un dovere di tutti nei confronti di queste persone ma anche della collettività”.

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