Corridoi umanitari: arrivati a Roma 217 afghani, tra loro anche 60 cicliste e un neonato di 20 giorni

(Foto: SIR)

C’erano anche 60 donne cicliste che sono dovute fuggire dalla repressione dei talebani e un bimbo nato solo da 20 giorni tra i 217 profughi afghani (erano previsti 230 ma alcuni non sono riusciti a partire per motivi di sicurezza) arrivati oggi a Roma Fiumicino con un volo charter proveniente da Islamabad. Erano rifugiati in Pakistan dallo scorso agosto. Il loro ingresso in Italia è stato reso possibile grazie al protocollo di intesa con lo Stato italiano, firmato il 4 novembre 2021 da Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Tavola Valdese, Arci, Caritas italiana, Iom, Inmp e Unhcr. L’operatività del volo è stata garantita dalle Ong Open arms e Solidaire, che salvano vite umane nel Mediterraneo. Una iniziativa comune caratterizzata anche dal grande valore ecumenico. Insieme ad altri arrivi dall’Iran saranno oltre 300 i rifugiati afghani che verranno accolti in questi giorni tramite i corridoi umanitari, finalmente ripresi dopo uno stop di un anno e mezzo a causa della pandemia. Sulla base del protocollo con il governo e’ previsto l’arrivo in Italia nei prossimi mesi di un totale di 1200 persone. Saranno accolti in tutta Italia presso comunità religiose in contatto con Sant’Egidio, case rifugio dell’Arci, case di accoglienza delle Chiese evangeliche ma anche familiari e semplici cittadini. Le 60 giovani cicliste di etnia hazara praticavano lo sport a livello agonistico, alcune erano anche nella nazionale afghana ma con l’arrivo dei talebani nell’agosto 2021 sono state costrette a fuggire in Pakistan perché rischiavano la morte. Ora le aiuterà Silvan Adams, un miliardario canadese di origini israeliane che possiede una importante agenzia ciclistica e ha già portato in salvo altri rifugiati. Con le atlete afghane sono arrivati i familiari, tanti bambini, attivisti per i diritti umani o persone particolarmente fragili o perseguitate per motivi di orientamento sessuale. Molti rifugiati lavoravano con le organizzazioni salesiani presenti in Afghanistan, che hanno dovuto chiudere le loro attività educative o di promozione delle donne dopo il cambio di potere. Gli afghani hanno fatto il loro ingresso al Terminal 5 al suono di tamburi, tra bouquet di rose bianche donate alle donne e palloncini e chupa chups ai bambini. “Un anno fa il governo italiano ha preso l’impegno di non abbondare il popolo afghano – ha detto Marina Sereni, viceministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale -. Continueremo a portare aiuti umanitari perché la situazione è gravissima”. “Abbiamo mantenuto la promessa – ha sottolineato Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio -. Oggi inizia per voi una storia nuova. Integratevi nel nostro Paese e troverete tanta pace e tanto futuro”. “È importante capire che i rifugiati sono tutti uguali, sia che vengano dell’Ucraina, dall’Afghanistan o dal Nord Africa”, ha puntualizzato, concetto ribadito da tutti i rappresentanti delle Chiese e delle associazioni. “Vorremmo mettere in salvo tutte le migliaia di afghani che ci hanno chiesto aiuto in questi mesi – ha spiegato Filippo Miraglia, responsabile nazionale immigrazione dell’Arci -. Ma dovrebbero farlo anche i governi, perché l’Europa è un continente vecchio e ha bisogno di forze giovani. Questi corridoi sono una breccia che la società civile ha scavato nel muro che l’Europa sta costruendo intorno ai suoi confini. Una breccia che vorremmo allargare per far entrare le persone per vie legali e in sicurezza”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Italia