Papa in Canada: a Lac Ste. Anne, “la fraternità è vera se unisce i distanti”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Qui si può veramente cogliere il battito corale di un popolo pellegrino, di generazioni che si sono messe in cammino verso il Signore per sperimentare la sua opera di guarigione”. Lo ha detto il Papa, che ieri pomeriggio ha concluso la sua seconda giornata pubblica in Canada partecipando al pellegrinaggio al Lac Ste. Anne, dove è arrivato in carrozzella e ha sostato in silenzio, prima di benedire l’acqua del lago, luogo sacro dove gli indigeni implorano la guarigione. “Quanti cuori sono giunti qui desiderosi e ansimanti, gravati dai pesi della vita, e presso queste acque hanno trovato la consolazione e la forza per andare avanti!”, ha esclamato Francesco accompagnato dal suono dei tamburi, che lo accompagnano in ogni tappa del suo viaggio e dai quali ha dichiarato di essere stato colpito, perché “mi sembrava echeggiare il battito di molti cuori”. “Ma qui, immersi nel creato, c’è un altro battito che possiamo ascoltare, quello materno della terra”, ha proseguito il Papa: “E così come il battito dei bimbi, fin dal grembo, è in armonia con quello delle madri, così per crescere da esseri umani abbiamo bisogno di cadenzare i ritmi della vita a quelli della creazione che ci dà vita”. “Riandiamo così oggi alle nostre sorgenti di vita: a Dio, ai genitori e, nel giorno e nella casa di Sant’Anna, ai nonni, che saluto con grande affetto”, l’invito del Papa, sulla scorta della messa celebrata ieri mattina al Commonwealth Stadium di Edmonton. Poi Francesco ha evocato un altro lago quello di Galilea, sulle cui rive Gesù “svolse gran parte del suo ministero”: “Quel lago costituiva il cuore della ‘Galilea delle genti’, una zona periferica, di commercio, dove confluivano svariate popolazioni, colorando la regione di tradizioni e culti disparati. Possiamo dunque immaginare quel lago, chiamato mare di Galilea, come un condensato di differenze: sulle sue rive si incontravano pescatori e pubblicani, centurioni e schiavi, farisei e poveri, uomini e donne delle più variegate provenienze ed estrazioni sociali. Lì, proprio lì, Gesù predicò il Regno di Dio: non a gente religiosa selezionata, ma a popolazioni diverse che accorrevano da più parti come oggi, a tutti e in un teatro naturale come questo”. Proprio quel lago, “meticciato di diversità”, ha commentato il Papa, “divenne la sede di un inaudito annuncio di fraternità; di una rivoluzione senza morti e feriti, quella dell’amore. E qui, sulle rive di questo lago, il suono dei tamburi che attraversa i secoli e unisce genti diverse, ci riporta ad allora. Ci ricorda che la fraternità è vera se unisce i distanti, che il messaggio di unità che il Cielo invia in terra non teme le differenze e ci invita alla comunione, a ripartire insieme, perché tutti siamo pellegrini in cammino”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Italia