Accoglienza: Unitalsi Lombarda, posata la prima pietra della casa “Fabrizio Frizzi”. Papa Francesco, “una testimonianza dell’amore di Gesù per i più poveri”

Foto Unitalsi Lombarda

Non è un mattone qualsiasi quello benedetto questa mattina dall’arcivescovo di Milano Mario Delpini, e posato all’erigenda Casa di accoglienza intitolata a Fabrizio Frizzi che l’Unitalsi Lombarda sta realizzando nel quartiere Ortica di Milano. È un mattone della Porta Santa del Giubileo della Misericordia, donato da Papa Francesco per questo luogo destinato ad accogliere i genitori dei bambini in cura, lontano da casa, negli ospedali milanesi. “Rispondere al bisogno di una casa accogliente perché i genitori possano vivere la cura dei propri figli ricoverati nelle strutture sanitarie è oggi, in un contesto di precarietà e nuove povertà, una testimonianza dell’amore di Gesù per i più poveri”, ha affermato il Pontefice nel suo messaggio augurale, esortando i volontari Unitalsi a “non perdere mai la forza di rispondere ai bisogni veri e concreti delle donne e degli uomini che incontrate nella vostra vita”.
Una cerimonia semplice quella di stamattina in via Amadeo 90, a fianco del Santuario della Madonna delle Grazie, che ha visto la presenza oltre che dell’arcivescovo di Milano, del sindaco Giuseppe Sala, del presidente di Bcc Milano Giuseppe Maino e di don Stefano Venturini, responsabile della comunità pastorale Lambrate-Ortica, che ha parlato di simbolo della “Chiesa ospedale da campo, che ha visto per la sua realizzazione l’intervento di tanti aiuti diversi”. Tra questi quello di Vittore De Carli, presidente di Unitalsi Lombarda che, a seguito di una grave patologia di cui è stato vittima nel 2015, ha trascorso 47 giorni in stato di coma e ha donato tutti i proventi della pubblicazione del suo libro “Dal Buio Alla Luce con la Forza della preghiera” edito dalla Libreria Editrice Vaticana. Lo stesso De Carli ha sottolineato che questa casa di accoglienza è frutto di una storia di “dono”, anzi di tanti doni: della vita, della fede, dell’amicizia, della scrittura. Da parte sua mons. Delpini ha ricordato come l’alleato di questa opera buona sia Dio: “senza il Signore non possiamo fare nulla che possa resistere”, e ha definito la casa di accoglienza “un piccolo segno di attenzione, come tanti altri, di fronte a un immenso bisogno. Ogni piccolo segno è come una piccola luce nella notte, un punto di riferimento che aiuta a trovare un luogo in cui si aprono le porte a chi viene a bussare”. Per il sindaco Sala “è consolatorio sapere che nascono questi semi”. Maino ha infine ricordato il contributo dei soci della Cooperativa di credito nella realizzazione del progetto: “espressione di una coscienza collettiva orientata al bene comune”. Presente anche l’architetto Sara Ugazio che sta curando la ristrutturazione dell’immobile rendendo l’accoglienza delle famiglie e dei bambini in cura la più sicura possibile anche in considerazione della fragilità dei piccoli malati oncologici.

 

 

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