Papa Francesco: udienza, “quando si è ‘sotto la Legge’ si è come dei ‘sorvegliati’ e dei ‘rinchiusi'”

(Foto Vatican Media/SIR)

“A partire dalla fede in Cristo c’è un ‘prima’ e un ‘dopo’ nei confronti della stessa Legge. La storia precedente è determinata dall’essere ‘sotto la Legge’; quella successiva va vissuta seguendo lo Spirito Santo”. Lo ha detto Papa Francesco durante l’udienza generale di questa mattina nell’Aula Paolo VI, in cui ha continuato il ciclo di catechesi sulla lettera ai Galati dell’apostolo Paolo con la sua meditazione incentrata sul tema “Il valore propedeutico della Legge”. “L’apostolo sembra suggerire ai cristiani di dividere la storia della salvezza, e anche la sua storia personale, in due momenti – ha osservato il Pontefice -: prima di essere diventati credenti in Cristo Gesù e dopo avere ricevuto la fede. Al centro si pone l’evento della morte e risurrezione di Gesù, che Paolo ha predicato per suscitare la fede nel Figlio di Dio, fonte di salvezza. Siamo giustificati per la gratuità in Cristo Gesù”.
Soffermandosi poi sull’espressione utilizzata da Paolo (“essere sotto la Legge”), il Papa spiega che “il significato sotteso comporta l’idea di un asservimento negativo, tipico degli schiavi”. “L’apostolo lo esplicita dicendo che quando si è ‘sotto la Legge’ si è come dei ‘sorvegliati’ e dei ‘rinchiusi’, una specie di custodia preventiva. Questo tempo, dice San Paolo, è durato a lungo, da Mosè alla venuta di Gesù, e si perpetua finché si vive nel peccato”. Continuando la riflessione sulla relazionte tra Legge e peccato, il Pontefice cita la Lettera ai Romani: ” In sintesi, la Legge porta a definire la trasgressione e a rendere le persone consapevoli del proprio peccato. Anzi, come insegna l’esperienza comune, il precetto finisce per stimolare la trasgressione”.

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