Papa Francesco: “la riforma del processo matrimoniale ha avuto e ha tante resistenze”, ma “il giudice è il vescovo”

(Foto Vatican Media/SIR)

La riforma del processo di nullità matrimoniale “ha avuto e ha tante resistenze”. A rivelarlo è stato il Papa, che ha concluso l’udienza concessa oggi ai membri della Rota Romana, in occasione dell’inaugurazione dell’Anno giudiziario, con un’ampia parentesi a braccio. “Non vorrei finire oggi senza un commento più familiare tra noi, perché il nostro caro decano avrà fra alcuni mesi la giovinezza di 80 anni, e dovrà lasciarci”, il riferimento a mons. Vito Pinto, decano del Tribunale della Rota Romana che aveva portato il suo saluto all’inizio dell’udienza: “Io vorrei ringraziarlo: per il lavoro fatto, non sempre compreso, soprattutto vorrei ringraziare mons. Pinto per quella tenacia che ha avuto nel portare avanti la riforma del processo matrimoniale. Una sola sentenza, il processo breve, che è stato una novità: ed è naturale, perché il vescovo è giudice”. “Poco tempo dopo la promulgazione del processo breve – ha rivelato il Papa – mi ha chiamato un vescovo: una ragazza voleva sposarsi in chiesa ma era  già stata sposata alcuni anni fa in chiesa. Ma è stata costretta a sposarsi perché era incinta”. Il vescovo ha riferito al Papa di aver rispettato tutta la procedura e di aver ascoltato dai testimoni la prova che la ragazza era stata forzata e che il matrimonio era nullo. “Cosa devo fare?”, la domanda del vescovo al Santo Padre. “Hai una penna in mano? Firma”, la risposta. “Questo è il giudizio, senza tante storie”, ha commentato Francesco: “Questa riforma, soprattutto il processo breve, ha avuto e ha tante resistenze. Dopo la promulgazione ho ricevuto tante lettere, e quasi tutti di notai che perdevano la clientela. E lì c’è il problema dei soldi”. “In Spagna si dice: ‘per i soli balla la scimmietta’”, il proverbio citato dal Papa, che ha riferito di aver visto “con dolore, in alcune diocesi, far resistenza di qualche vicario giudiziale che con questa riforma perdeva un certo potere, perché si accorgeva che il giudice non era lui ma il vescovo”. “Il giudice è il vescovo”, ha ribadito Francesco: “Va aiutato dal vicario generale, dal promotore di giustizia, ma lui è il giudice, non può lavarsene le mani”. Di qui la necessità di “tornare a questo, che è la verità evangelica”.  Prima di iniziare il suo discorso, il Papa aveva fatto riferimento, a braccio, al suo attuale stato di salute: “Io dovrei parlarvi in piedi, ma voi sapete che la sciatica è un ospite molesto. Vi chiedo scusa e parlerò da seduto”.

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