Coronavirus Covid-19: Honduras. Mons. Canales (Danlí), “grazie al Papa per la sua vicinanza. Ora preoccupati per seconda ondata”

La seconda ondata del Covid-19 arriva anche nel… Paraíso. Nel dipartimento dell’Honduras El Paraíso, a sud di Tegucigalpa, il solo ospedale pubblico fatica a far fronte al ritorno della pandemia, come spiega al Sir il vescovo di Danlí (diocesi creata nel 2015), mons. José Antonio Canales, che vuole ringraziare pubblicamente Papa Francesco per la vicinanza mostrata alla sua e ad altre diocesi povere del mondo. Mille dollari, l’aiuto arrivato da pochi giorni dal Vaticano. Una cifra simbolica, “ma molto consistente nella sua totalità, dato che un analogo aiuto è stato ricevuto da numerose diocesi povere del mondo – spiega il vescovo –. Inoltre la nostra giovane diocesi in questi anni ha già ricevuto altri aiuti attraverso l’Obolo di San Pietro e in particolare due anni fa abbiamo ricevuto una donazione di 15mila dollari, in occasione di una forte siccità che colpì questa zona. Inoltre, sono stati molto importanti i respiratori donati agli ospedali di Tegucigalpa, dove sono stati curati i casi più gravi di Covid-19”.
Mons. Canales mette in evidenza la grande precarietà del sistema sanitario e dei servizi, ma anche la generosità della popolazione, che solo in parte, nella diocesi di Danlí, è stata colpita dalle tempeste tropicali Eta e Iota dei mesi scorsi: “Già normalmente, qui mancano le medicine di base e i medici, figurarsi di fronte a una pandemia ci questo tipo. In occasione della prima ondata, però, ho rivolto un appello a tutte le associazioni religiose e sociali dell’El Paraíso. La gente, con mia grande sorpresa, trattandosi di una popolazione molto povera, è stata davvero generosa. Abbiamo raccolto 250mila lempira, cioè circa 10mila dollari. Molte vite sono state salvate e molte famiglie sono state aiutate. Ora, però, siamo preoccupati per il ritorno della pandemia, già gli ospedali stanno di nuovo collassando. Per fortuna, gran parte del nostro territorio non è stato colpito dalle tempeste tropicali, com’è accaduto in altre diocesi, ma in una parrocchia di montagna mille famiglie hanno perso tutto, in pratica tutte le abitazioni sono andate distrutte per frane e smottamenti, e un’altra parrocchia ha avuto gravi danni”.
Ciò nonostante, assicura il vescovo, “la popolazione va avanti, mostra resilienza e affidamento. Qui gran parte della gente riesce almeno a sopravvivere con agricoltura di sussistenza ed è molto radicata rispetto al proprio territorio, sono pochi quelli che migrano quando partono le carovane della disperazione verso gli Usa”. Un fenomeno che solitamente parte dalle grandi città, Tegucigalpa e soprattutto San Pedro Sula, nel nord del Paese. Per il nuovo anno, nuove carovane sono già annunciate, anche nella speranza che cambi l’atteggiamento degli Usa con la presidenza Trump. E sui social e sulle chat Whatsapp sta già circolando un tam-tam per la prossima partenza, tra il 14 e 15 gennaio.

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