Paraguay: due ragazze uccise in scontro tra esercito e guerriglia dell’Epp. Vescovi, “molti dubbi e interrogativi, istituzioni chiamate a chiarimento”

È diventato anche un caso diplomatico quanto accaduto nel comune di Yby Yaú, nel nord del Paraguay (dipartimento di Concepcion): nel fine settimana si è infatti accertato che due ragazze di 11 anni, di nazionalità argentina, erano rimaste uccise nel corso di uno scontro a fuoco tra l’Esercito e i guerriglieri dell’Esercito del popolo paraguaiano (Epp), guerriglia di matrice marxista. Il Governo argentino ha manifestato la sua forte condanna per quanto accaduto. Interviene anche la Conferenza episcopale paraguagia (Cep), attraverso una nota firmata dall’Ufficio per la comunicazione e la stampa. Oltre a esprimere il lutto per la perdita delle due giovani vite umane, la nota ricorda che “lo Stato di diritto richiede alle organizzazioni pubbliche di adeguare le proprie decisioni e azioni alla legge; e che le sue procedure devono essere regolate da criteri di assoluta trasparenza, proporzionalità e giustizia, salvaguardando in ogni momento la dignità delle persone”. Viceversa, “le procedure durante l’operazione di cui sono state vittime le due ragazze sono confuse e hanno lasciato molti dubbi e interrogativi”. Gli organi istituzionali coinvolti sono chiamati a un “completo chiarimento dei fatti accaduti”.
La Chiesa del Paraguay “condanna la violenza, qualunque ne sia l’origine; così come la violenza strutturale dell’ineguaglianza sociale che genera esclusione e priva ampi settori della popolazione, soprattutto bambini e anziani, di beni essenziali per una vita dignitosa e che minaccia la pace sociale”. Allo stesso modo, “rifiuta categoricamente qualsiasi atto di violenza proveniente da gruppi estremisti che agiscono al di fuori della legge e sollecita le autorità governative a compiere ogni sforzo per identificarli e punirli secondo le leggi che regolano la nostra nazione”.
Infine, i responsabili dei poteri pubblici, così come i leader politici, economici e sociali sono esortati a “unire le forze”, per giungere a un patto sociale, soprattutto nella crisi sanitaria che stiamo vivendo, per il raggiungimento del bene comune.

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