Diocesi: Grosseto, da domani 60 giovani partecipano a un “campo scuola destrutturato”

Saranno una sessantina i giovani della diocesi di Grosseto che hanno aderito alla proposta della Pastorale giovanile di vivere un’esperienza inedita di campo scuola. Non potendo, a motivo delle norme di contrasto al Covid, organizzare campi residenziali in alta montagna o luoghi di spiritualità, che di solito caratterizzavano – insieme ad altre iniziative – l’estate dei giovani in Diocesi, quest’anno la pastorale giovanile, senza darsi per vinta, si è inventata un’iniziativa nuova: un campo scuola destrutturato! Si tratta di un’esperienza spalmata su quattro giorni (dal 4 al 7 agosto), rivolta ad adolescenti e giovani, con quattro “parole d’ordine”: formazione, preghiera, creatività, condivisione.
Di fatto i ragazzi non si muoveranno dai dintorni, ma ogni giorno si ritroveranno insieme, in momenti prestabiliti, per vivere alcune ore formandosi attraverso molteplici attività. Tutto, naturalmente, nel pieno rispetto dei protocolli relativi ai centri estivi: dal distanziamento all’uso della mascherina, alla misurazione giornaliera della temperatura corporea.
“Ma che campo è?”: il titolo dell’iniziativa riprende il format usato a partire da maggio con il contest dei giovani “Ma che storia è?”, riadattato poi per i Grest di luglio e nuovamente ripensato adesso per questa nuova esperienza. “Saranno quattro giornate fatte di momenti di incontro e attività in presenza, generali e a gruppi, laboratoriali, uscite a piedi o in bici, pernottando sempre nelle proprie abitazioni”, precisa don Stefano Papini, responsabile del Servizio diocesano di pastorale giovanile.
Il primo giorno (“Una fraternità senza sconti”) i ragazzi vivranno insieme i momenti della mattina, del pranzo fino al primo pomeriggio. Nel secondo (“La rottura”) si ritroveranno dalle 16 alle 23; il terzo (“La ripartenza ha i colori del cielo”) vivranno insieme la parte centrale della giornata: dalle 12 alle 18.30. Infine, l’ultimo giorno (“Insieme, nuovi”) i giovani si prepareranno ad attendere insieme l’alba per poi fare colazione insieme e ritrovarsi di nuovo nel tardo pomeriggio, condividere la cena e concludere il campo a tarda sera.
“È per questo che lo abbiamo chiamato campo destrutturato”, scherza don Stefano, il quale sottolinea che “c’è voglia di vivere insieme un’esperienza che converta la fatica in possibilità rivolgendosi anche a quei ragazzi che magari ad un campo ordinario, per vari motivi, non sarebbero venuti. Ma c’è anche la voglia di continuare a costruire un percorso di fratellanza reciproca fra realtà giovanili differenti della nostra Chiesa valorizzando le potenzialità di ognuna”.

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