Strage di Capaci: mons. Pennisi (Monreale), “da quel momento è cominciata la sconfitta della mafia”

“La mafia, che pensava di vincere uccidendo i servitori dello Stato, da quel momento è stata sconfitta, perché non ha avuto più l’appoggio dell’opinione pubblica. Ormai la gente si vergonava di dirsi mafiosa o vicina ai mafiosi. E questo ha provocato un movimento di opionione molto forte nei giovani, negli studenti e nella gente comune”. Lo dice al Sir l’arcivescovo di Monreale, mons. Michele Pennisi, ricordando la strage di Capaci, di cui oggi ricorre il 28° anniversario. “In quel periodo ero a Caltagirone, ero vicario episcopale per la pastorale sociale e del lavoro – ricorda il presule –. Appena ho saputo la notizia della strage, ho sentito Polizia e Carabinieri del luogo e abbiamo celebrato quella sera stessa una messa in cattedrale con loro. Fu una notizia traumatica, nessuno di noi se l’aspettava per il modo crudele e barbaro in cui è avvenuto”. Di lì cominciò anche per il futuro vescovo un profondo impegno nella lotta alla mafia con il suo “no” ai funerali per i boss e ai padrini “mafiosi” per battesimi e cresime: “Insegnavo a scuola in quel periodo, parlai di quella strage con gli studenti”.
Il presule, che ieri ha celebrato una Messa in memoria delle vittime della strage, ricorda come al termine dalla celebrazione con il Parlamento della legalità sia giunto a Monreale dalla Toscana un lenzuolo con su scritte alcune parole del giudice Giovanni Falcone (‘La legalità cammina sulle nostre gambe’ e ‘La mafia è una realtà umana e può essere sconfitta’). “Quel periodo di stragi ha provocato anche all’interno della Chiesa un contrasto alla mafia e alla mentalità mafiosa – osserva l’arcivescovo –. L’anno dopo, infatti, nel ’93, san Giovanni Paolo II pronunciò l’anatema ad Agrigento che ha segnato un punto di svolta pubblico, solenne, di contrasto alla mafia, cui sono seguiti gli attentati alle chiese e, il 15 settembre di quell’anno, l’uccisione di don Pino Puglisi”. Guardando alla realtà siciliana di oggi, mons. Pennisi conclude che “la situazione è molto diversa da un ventennio fa”: “Ogni giorno siamo impegnati a contrastare non solo la mafia ma anche la corruzione, perché non tutta la corruzione è mafia, però dove c’è corruzione c’è anche mafia”.

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