Messe con il popolo: mons. Brambilla (Novara), “ritorno non può essere una semplice ripresa della vita comunitaria precedente, serve fantasia creativa”

“Domenica 24 maggio torneremo a celebrare l’Eucaristia in tutta la diocesi, recuperando gradualmente la normalità della vita ecclesiale. Il ritorno non potrà essere una semplice ripresa della vita comunitaria precedente. Non solo perché in questa fase di transizione vi sarà ancora una frequenza contingentata con le cautele necessarie, ma perché lo slogan ‘niente sarà più come prima’ ora deve trovare fantasia creativa e concretezza pratica”. Si apre con queste parole la lettera che il vescovo di Novara, mons. Franco Giulio Brambilla, ha inviato alla diocesi in occasione della ripresa delle celebrazioni eucaristiche festive con concorso di fedeli.
“Saremo migliori – sottolinea il vescovo – se avremo imparato qualcosa da questi tre mesi di astinenza dalla celebrazione comunitaria della Messa e dalla partecipazione alla vita ecclesiale e sociale”. “Molti – osserva mons. Brambilla – hanno sentito la ferita lancinante di non poter partecipare alla messa e alla comunione eucaristica. Alcuni hanno persino contrapposto il valore della messa e della comunione al bene della salute di molte persone che si sono ammalate e tra le quali troppe sono morte. Tanti non sono riusciti a vederne il pericolo per la vita di medici, infermieri, operatori sanitari e sacerdoti presenti sul campo e che hanno donato se stessi”. “Non possiamo dimenticare questa tragica esperienza”, il monito del vescovo, che sottolinea anche come “questa forzata astinenza ci ha fatto scoprire altre cose belle dell’esperienza cristiana”. A iniziare dalla “preghiera in famiglia”, occasione da “non disperdere” facendo anche ricorso all’“uso sapiente dei mezzi di comunicazione sociale”.
Il vescovo annuncia poi l’intenzione di celebrare diocesana o vicariale nel ricordo delle persone defunte in questi mesi e chiede di non dimenticare anziani e malati promuovendo celebrazioni a loro dedicate. Mons. Brambilla evidenzia poi tre “grandi campi a cui portare il nostro soccorso”: l’aiuto alimentare, le spese per la gestione della casa e la ripresa del lavoro quando a settembre molte persone non riusciranno più a tornare a galla e sarà facile scivolare sotto la soglia di povertà.
“Tutti – conclude mons. Brambilla – siamo chiamati a essere responsabili nella convivenza per evitare nella misura del possibile il ritorno della malattia e aiutare i poveri e coloro che più patiscono le conseguenze di questa pandemia”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Territori