Giornata vittime delle mafie: don Ciotti (Libera), “il contrasto alle mafie sia sociale, educativo, culturale, etico”

“Oggi ricordiamo tutte le vittime innocenti delle mafie per fare memoria e abbracciare i loro famigliari. Questa memoria riconoscente si manifesta in questi giorni come vicinanza a chi è impegnato in prima linea nel combattere questo terribile virus, curando e salvando ammalati. E anche come ricordo delle sue vittime”. Così don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e di Libera, nel suo videomessaggio per la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, promossa dalle associazioni. “Siamo chiamati oggi a far la nostra parte, adottando comportamenti responsabili, seguendo tutte le misure necessarie. Spero – prosegue don Ciotti – che questo virus sia al più presto contenuto e debellato ma… attenzione! il ritorno a una vita sociale ‘normale’ non faccia dimenticare gli altri virus che da lunghi decenni infestano il nostro Paese”. Il riferimento “alle mafie, alla corruzione, alle ingiustizie sociali, allo smantellamento dei diritti, a una democrazia pallida, alla distruzione ambientale”. La speranza è che “l’emergenza sanitaria ci apra gli occhi anche su questi virus e sulla mancanza di anticorpi etici che li hanno resi forti: indifferenza, egoismi, opportunismo, neutralità, rassegnazione, delega”. Nelle parole del fondatore di Libera la consapevolezza che “mai come in questo frangente storico, nonostante il grande impegno di magistratura e forze di polizia, le mafie sono forti e potenti”. “Potenti perché insediate in un sistema economico e finanziario che, se non criminale, è criminogeno e che, se non ha accolto le mafie, non ha fatto certo nulla per impedirne l’accesso in un intreccio di omissioni, ‘distrazioni’ e complicità”. Alla luce di ciò, don Ciotti evidenzia che “la lotta alle mafie prima che repressivo deve essere sociale, educativo, culturale, etico”.
A causa del Coronavirus, quest’anno Libera ha deciso di ricordare le 1023 vittime innocenti attraverso una campagna sui social, con le loro storie, i loro nomi. Da Lampedusa a Trento sono migliaia le foto postate con un fiore e un nome.

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