Disarmo nucleare: mons. Cipolla (Padova), “forza e deterrenza sono principi di una falsa promessa di pace” che invece “richiede di investire nello sviluppo globale”

“Per tutti noi è evidente come la logica della forza e la strategia della deterrenza siano principi di una falsa promessa di pace. Papa Francesco ci ricorda che la ‘deterrenza nucleare fomenta uno spirito di paura basata sulla minaccia di un reciproco annientamento, che finisce coll’avvelenare le relazioni tra i popoli e ostacolare il dialogo’. Servono strumenti giuridici internazionali di disarmo nucleare, non proliferazione e messa al bando. In tal senso il Trattato di Proibizione delle armi nucleari è un segno tangibile di speranza. E l’appello della Campagna ‘Italia ripensaci’, che chiede ai nostri governanti il coraggio di firmare il Trattato, ha bisogno del sostegno di tutti e in particolare di chi è custode delle città. Possano anche i nostri sindaci rompere il silenzio, che legittima l’esistenza di ordigni capaci di annientare intere popolazioni, cancellare la presenza di città, devastare i territori”. Lo ha affermato il vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla, intervenendo sabato all’incontro pubblico “Il disarmo nucleare: un percorso collettivo, un dovere di tutti. Il ruolo delle città e dei territori nell’azione per la messa al bando delle armi nucleari”, proposto all’interno del General Course “Pace e trasformazione non violenta dei conflitti”.
Nel portare “un forte incoraggiamento a proseguire nel vostro lavoro orientato a far sì che un mondo senza armi nucleari sia un obiettivo condiviso da tutte le nazioni”, il presule ha sottolineato che “nel solco dell’insegnamento sociale della Chiesa e assumendo la drammaticità del presente, ritengo indispensabile spendersi per il disarmo e il disarmo nucleare”. Dopo aver ricordato le parole di Papa Giovanni XXIII e di Papa Francesco, mons. Cipolla ha ammonito: “Per tutti noi è scontata l’urgenza di un disarmo globale”. “Eppure – ha rilevato – mentre dal nostro punto prospettico la terza guerra mondiale a pezzi ci sta mostrando, anche nei conflitti recenti, l’assurdità dell’uso delle armi per garantire la pace, per altri è il tempo di incrementare la produzione e la vendita delle armi, di investire e minacciare di utilizzare anche le armi atomiche”. “Ogni euro utilizzato per le armi è un euro tolto allo sviluppo. La produzione e la vendita delle armi produce rapida ricchezza per pochi e lunga povertà per molti”, ha osservato il vescovo, aggiungendo che “spendere in armi nucleari dilapida la ricchezza delle nazioni. Il finanziamento delle armi sottrae fondi alle aree dello sviluppo umano integrale, dell’educazione, della salute e della lotta alla povertà”. Per mons. Cipolla “è inaccettabile la richiesta avanzata dai Ministri della Difesa dell’Unione Europea di includere la produzione di armamenti tra gli investimenti sostenibili. È inaccettabile il recente disegno di legge approvato dal Senato italiano, che mira a cancellare i meccanismi di trasparenza e controllo parlamentare sul commercio e le esportazioni di armi e sulle banche che finanziano tali operazioni”. “Abbiamo il compito di vigilare perché prevalga l’etica della responsabilità”, l’esortazione del vescovo, per il quale “va contrastata la logica della paura e promosso un clima di fiducia e di dialogo sincero”. “Il desiderio di pace e di stabilità è uno dei desideri più profondi del cuore umano. Questa aspirazione non potrà mai essere soddisfatta da mezzi militari, e tanto meno dal possesso di armi di distruzione di massa”, ha concluso: “Staremo sempre in guerra se continueremo a pensare la pace come un mantenere stabile l’equilibrio delle forze avverse. La pace è ben altro e richiede di investire nello sviluppo globale”.

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