Editoria: Rogate Ergo, il numero di dicembre riflette sul mistero del Dio “incarnato”

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Mentre fervono gli allestimenti dei presepi nelle case e nelle piazze, contestualmente alle dispute su chi li vuole e chi non li vuole, il numero di dicembre della rivista “Rogate ergo” riflette sul mistero del Dio “incarnato”, la cui luce salvifica entra nel mondo, segnato dalle tenebre del peccato, come scrive san Giovanni nel suo Vangelo. “Accogliere Cristo che nasce a Betlemme – scrive il biblista don Giuseppe De Virgilio – significa accogliere la “luce” che dissipa le tenebre”.
Oggi, forse ancora più di allora, c’è bisogno di un amore che vinca gli egoismi e stemperi l’accanirsi dei conflitti. Il presepe offre un messaggio di speranza tra gli effetti della scristianizzazione sul modo di pensare, sugli stili e sulle scelte di vita. Per il pastoralista Giuseppe Savagnone l’insistenza sulla lontananza dell’attuale clima culturale rispetto alle prospettive del Vangelo non deve, però, costituire “un comodo alibi alla scarsa creatività della nostra pastorale, facendo apparire destino ineluttabile quello che è forse solo frutto dell’incapacità di uscire dagli schemi del passato e di valorizzare gli elementi della cultura contemporanea”. Ma perché l’evangelizzazione si avvalga dell’opportunità che offre la rappresentazione della nascita di Gesù attraverso il presepe, Rogate ergo, riferendosi alla costituzione conciliare Gaudium et spes, ritiene indispensabile due condizioni: l’ascolto attento della cultura del “mondo” in modo da cogliere gli stimoli di verità che esso contiene, e la capacità di immettere il frutto dell’ascolto in un linguaggio nuovo, che tenga conto della mentalità e della sensibilità di coloro a cui ci si rivolge.

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