Minori fuori famiglia: Aibi, tutelare maternità, rilanciare affido familiare e internazionale, introdurre quoziente familiare, abolire utero in affitto

“Eliminare una volta per tutte quell’intoppo solamente burocratico che impedisce ai bambini adottati di acquisire con l’adozione anche la cittadinanza italiana” e, davanti all’emergenza natalità, “trovare strumenti alternativi per tutelare la maternità da ogni punto di vista, anche adottando pratiche in altri Paesi già in essere come ‘l’adozione in pancia'”. Sono ulteriori richieste rivolte dall’associazione Aibi – Amici dei bambini al nuovo governo per far fronte all’emergenza “minori fuori famiglia”. C’è inoltre “assoluto bisogno” di occuparsi dell’affido, “uno strumento fondamentale per assicurare a tutti i bambini il pieno diritto allo sviluppo, alla propria famiglia di origine o alla protezione alternativa di un’altra famiglia. Per questo, l’affido familiare dovrebbe essere prioritario rispetto all’affidamento ai servizi, con l’introduzione anche di un sistema per monitorare i minori fuori famiglia e arrivare a dichiarare giuridicamente come un abuso l’assenza prolungata di famiglia”. Nello stesso tempo “serve colmare il vuoto legislativo relativo all’affido internazionale, smettendo di occuparsi della questione solo di fronte a guerre ed emergenze”. “Quasi tutte le forze politiche – prosegue Aibi – hanno affrontato il tema della lotta alla denatalità. Ora è il momento di fare sul serio, a partire dall’introduzione di quel quoziente familiare che, dopo il meritorio Assegno unico, può iniziare a dare un segnale importante sul fatto che il futuro delle famiglie sia una vera priorità delle politica”. No alla maternità surrogata, pratica da “abolire definitivamente”. Infine occorre affrontare l’emergenza sociale degli ultimi anni legata all’aumento delle richieste di inserimento in comunità e in casa-famiglia: “serve dare nuove risposte a un settore che si regge sulle forze delle Associazioni e sul lavoro, sottopagato e poco considerato, degli educatori, sia con riforme e iniziative concrete, sia lavorando per cambiare la percezione culturale attinente all’accoglienza e al lavoro educativo”.

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