Strage via d’Amelio: mons. Renna (Catania), “‘martiri’ coloro che hanno perso la vita per mano della mafia”

“Anche noi oggi vogliamo fare memoria di quella strage, denominando ‘martiri’ coloro che hanno perso la vita per mano della mafia, e vediamo incarnate in loro quelle beatitudini che Gesù ha proclamato per i suoi discepoli e per tutta l’umanità”. Lo ha detto, ieri sera, l’arcivescovo di Catania, mons. Luigi Renna, nell’omelia della messa che ha celebrato in cattedrale nel trentesimo anniversario della strage di via D’Amelio in suffragio delle vittime della mafia e per la giustizia e la pace. “In queste vittime della mafia vediamo realizzata la beatitudine di chi ha fame e sete di giustizia: il loro lavoro, fatto con grande passione, è stato proprio di chi, affamato, cerca il pane della giustizia per una società immersa nel buio che creano la mafia e il compromesso a cui scendono tanti cittadini”, ha osservato il presule.
In loro l’arcivescovo vede “incarnata la beatitudine della mitezza”. “La forza della giustizia, gli strumenti della legalità, l’acribia che Falcone e Borsellino hanno messo nelle loro indagini non sono espressione di una violenza che spazza via la vita, ma una dolce forza che edifica e ripara”. E ancora: “Nelle vittime della mafia vediamo realizzata anche la beatitudine degli operatori di pace. La pace non è semplice assenza di guerra, ma anche di quei conflitti e di quelle ingiustizie che hanno umiliato la dignità della politica e dell’economia della Sicilia e di tutto il Paese”.
Infine, indicando l’eredità lasciata da Falcone e Borsellino, mons. Renna si è rivolto a quattro categorie di persone. “A voi politici: le leggi che sono nate dopo le stragi di Capaci e di Via D’Amelio a volte vengono viste come troppo severe e tuzioriste, e non pochi vorrebbero cancellarle. A voi magistrati, Falcone e Borsellino indicano la strada del rigore e di un martirio quotidiano che fa di voi non gli ‘inquilini degli Uffici giudiziari’, ma coloro che li abitano con senso di responsabilità, con libertà interiore da ogni forma di appartenenza partigiana, come custodi appassionati della giustizia per tutti”. Quindi, il pensiero a “voi che costruite il bene comune, nelle Istituzioni statali, nell’Università e nella scuola, nelle Forze dell’ordine”. “Edificate la nostra società e fate sì che la gente viva in una società che si può dire civile”. “E l’eredità di Falcone e Borsellino è consegnata ad ogni cittadino, ad ogni cristiano – ha concluso -, perché loro sono morti perché giustizia e pace regnassero ancora su questa terra, e i cristiani riconoscessero in coloro che operano per esse gli uomini delle beatitudini”.

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