Sanità: Fnopi, “servono più infermieri specializzati nell’assistenza a lungo termine degli over 65 non autosufficienti”

Servono più infermieri specializzati nell’assistenza a lungo termine degli over 65 non autosufficienti. Secondo una indagine di Italia longeva l’assistenza domiciliare integrata (Adi) per gli over 65 è erogata mediamente al 2,9% di pazienti a domicilio. E le cure residenziali (Rsa) registrano una forte differenza regionale: rispetto a una media del 2,3% di over 65 istituzionalizzati, si va dal 7,64% di Trento allo 0,23% della Campania. “Nell’assistenza domiciliare integrata – commenta Maurizio Zega, consigliere nazionale Fnopi, la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche – gli infermieri impegnano circa il quadruplo delle ore per paziente rispetto alle altre professioni, sono altrettanto rilevanti e presenti nelle reti di cure palliative (sempre a domicilio), ma lo saranno ancora di più con l’infermiere di famiglia e comunità, in modo massiccio e tale da rispettare la previsione del 10% almeno di over 65 assistiti a casa prevista nel Pnrr”. Ma gli infermieri necessari a garantire gli standard che il decreto prevede non ci sono, “una carenza numerica che è anche frutto di una crisi di iscrizioni ai corsi di laurea, tanto che per la prima volta negli ultimi venti anni si laureeranno meno di 10mila infermieri”. “È un problema di attrattività della professione – spiega – perché l’infermieristica si è appiattita su modelli organizzativi assistenziali per i quali la laurea triennale ha omologato tutti allo stesso livello e la formazione specialistica ancora non è partita. Quindi oggi i giovani non scelgono questa laurea perché sanno che la nostra è una professione che non ha uno sviluppo di carriera”. Maurizio Zega auspica “un cambio di paradigma che preveda la creazione di una rete sanitaria territoriale capillare dove tutte le professioni, a partire dai medici di medicina generale e dagli infermieri, sono essenziali, così come la loro capacità di lavorare in team”. Fnopi propone di “riformare il percorso di formazione degli infermieri con maggiori organici e specializzazioni; cambiare rotta sugli interventi terapeutici grazie all’ampliamento delle competenze; gestire e coordinare processi assistenziali anche attraverso nuovi strumenti di teleassistenza e soprattutto assistenza infermieristica territoriale, con il potenziamento e la diffusione a livello nazionale del ruolo dell’infermiere di famiglia e di comunità”.

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