Ucraina: Pedemonte (Ge), accolta una trentina di famiglie grazie alla rete creata tra realtà ecclesiali e civili

foto SIR/Marco Calvarese

Pedemonte di Serra Riccò è un Comune, nell’immediato entroterra di Genova, che, dall’inizio dell’emergenza ucraina fino ad oggi, ha accolto una trentina di famiglie ucraine, dando vita a una piccola rete territoriale di emergenza, a cui partecipano il Comune, la Protezione civile locale, due enti di pubblica assistenza, un gruppo di Alpini e una Conferenza della Società di San Vincenzo De Paoli. Lo rende noto il settimanale cattolico di Genova, “Il Cittadino”.
L’accoglienza è iniziata il 2 marzo con un primo gruppo arrivato da Faftiv (un paese a circa 70 km da Kiev). Sono famiglie giunte in questo territorio grazie ai loro connazionali che vivono già da molto tempo su questo territorio e che ha visto nascere e crescere, grazie all’apporto e al contributo di tutti, una storia di “ordinaria” accoglienza: le famiglie hanno trovato una sistemazione grazie all’offerta di alloggi da parte dei privati, ma anche da parte del Comune e della parrocchia, che ha offerto un proprio appartamento. Tutti gli abitanti di Pedemonte hanno contribuito con mobilio, vestiario, biancheria e vasellame da cucina per offrire agli ucraini una più comoda sistemazione.
Ciascuno degli enti della rete si è occupato di un segmento del progetto: il Comune attraverso i Servizi sociali e la Protezione vivile, le due pubbliche assistenze hanno offerto il loro contributo in campo sanitario e la Conferenza di San Vincenzo ha provveduto a raccogliere e a distribuire viveri e altri oggetti. Tutti si sono messi a disposizione anche per i vari accompagnamenti per ottenere documenti, assistenza sanitaria e favorire anche un avvio di integrazione, attraverso l’iscrizione a scuola a minori e adulti.
Un progetto, evidenzia “Il Cittadino”, che racconta a tutti che cosa significa essere pronti ad accogliere e a anche a cogliere l’opportunità di poter offrire una testimonianza che è riuscita anche ad avvicinare le varie realtà, civili ed ecclesiali tra loro, e a farle lavorare insieme, suscitando l’ammirazione e la gratitudine anche degli stessi profughi per l’efficace organizzazione degli aiuti.

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